Il vangelo di questa domenica si colloca ancora negli ultimi giorni di vita di Gesù a Gerusalemme, in quel contrasto fatale con le autorità religiose ebraiche che di lì a poco lo processeranno.
Al di là del contesto, tuttavia, le parole di Gesù sono fondamentali perché condensano il suo annuncio in una sintesi cristallina.
È come se a noi chiedessero in due frasi di dire il nocciolo del senso della vita.
Cosa diremmo?
Ebbene, per Gesù, il precipitato del senso dell’esistenza è «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” […] “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Le prime due espressioni non hanno bisogno di grandi chiarimenti: il senso della vita è amare Dio e il prossimo.
La terza («Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti»), invece, esprime la dipendenza di tutte le altre normative, dei precetti, delle tradizioni dall’amore per Dio e il prossimo.
Ciò significa che l’amore prevale su tutto il resto, anche quando questo volesse dire infrangere la Legge e la parola dei Profeti.
L’amore è il criterio per decidersi nella vita.
Certo, qualcuno/a potrebbe dire “Allora basta dire che si fa qualcosa per amore e allora tutto diventa lecito?”.
Sì, a patto che quel che si dice corrisponda alla verità del proprio cuore e che ci si intenda su cosa vuol dire “amare”.
Non tutto ciò che noi, spesso banalizzando, chiamiamo “amore” lo è per davvero.
Qual è, dunque, il discrimine?
Chi può giudicare dell’amore di un’altra persona?
L’amore, nell’accezione evangelica, è quella prassi che abbiamo visto mettere in atto da Gesù dall’inizio della sua esperienza storica alla fine: è dare la vita, riconoscere la dignità di ciascuno/a, prendersi cura…
Per Gesù questo è il senso della vita.
Vivere amando, a suo parere, è vivere davvero.
Non porta sempre gioie e gratificazioni (lo sappiamo bene e lo sapeva bene anche lui), ma il senso della vita non è ottenere gioie e gratificazioni…
Non è nemmeno sempre chiaro, nel concreto, cosa voglia dire fare una scelta d’amore per un altro / un’altra (qual è per esempio il gesto d’amore che dovrebbe porre la mamma di un/una tossicodipendente che ruba in casa? Denunciarlo/a? Riaccoglierlo/a?). Le situazioni concrete spesso mettono in difficoltà la nostra capacità di capire qual è il gesto d’amore da porre.
A volte, addirittura, ci pare che l’amore per Dio e quello per il prossimo siano in contrasto (anche se in questo caso dovremmo sempre chiederci di quale Dio stiamo parlano, se quello di Gesù o se quello che abbiamo in testa noi…).
In ogni caso, nella vita quotidiana è difficile mettere in atto l’orientamento che Gesù ci invita a prendere: è difficile capire cosa sia amore ed è difficile metterlo in pratica…
Ma io credo che già solo provare a spaccarsi la testa e il cuore su questo, sia aderire alla sua proposta.
Molto meglio che lasciar perdere o far finta che, per Gesù, l’importante fosse altro.