Il vangelo di questa domenica presenta una tematica di apertura («la necessità di pregare sempre»), una parabola e poi una domanda finale («Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»).
Iniziamo dalla preghiera.
È necessario chiarire cosa si intende. Spesso infatti si pensa il pregare come il “dire preghiere” e quindi, la necessità di farlo sempre, sia da identificare col continuare a ripetere preghiere. Ogni momento della giornata, da questo punto di vista, è pensato come scandito da preghiere (le preghiere del mattino, le preghiere prima dei pasti, le preghiere nelle varie ore del giorno, le preghiere della sera, ecc…).
Guardando alla vita di Gesù, però, non emerge questo tratto. In nessuna parte del vangelo si parla della sua preghiera in questi termini. Piuttosto il suo pregare è un continuo pensarsi in relazione col Padre, una relazione che – in certi momenti – si sostanzia in un dialogo intimo, ma che consiste soprattutto nel tenere sempre presente un orizzonte di fondo: non è la nostra solitudine, l’essere solo con noi stessi, l’essere ultimamente soli che ci caratterizza in radice, ma un rapporto, un rapporto fondante, un rapporto con qualcuno a cui sempre ci si può rivolgere.
Ecco, io credo che la necessità di pregare sempre di cui parla il vangelo sia proprio la necessità di rendersi consapevoli di questa interlocuzione originaria che ci fonda.
Segue poi la parabola.
Serve attenzione, perché noi siamo abituati a pensare che, nelle storie di Gesù, un personaggio sia sempre da identificare con Dio (come il pastore che cerca la pecorella smarrita, il padre misericordioso, e così via). In questo caso, invece, come già qualche settimana fa, il giudice non è Dio. Anzi di lui si dice «che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno».
Eppure noi sappiamo che le parabole hanno sempre un significato teologico, cioè sono raccontate per far capire qualcosa su Dio.
Ma allora? Se nessun personaggio è identificabile con Dio in che modo questa storia ci dice qualcosa su chi lui sia?
Ce lo dice attraverso un paragone: se pure un giudice che non teme Dio e non ha riguardo per nessuno riesce a fare giustizia, tanto più Dio che ha a cuore ciascuno farà giustizia prontamente.
Ciò che Gesù dunque vuole farci conoscere di Dio è che Egli opera giustizia.
Se si intende la preghiera come dire preghiere, l’idea che subito emerge è quella che, a furia di giaculatorie, Dio si adopererà ad esaudirci.
Solo che il pregare di Gesù non significa dire preghiere e tutti sanno che non è vero che – per quanto incessanti – le preghiere vengano esaudite.
Ma se proviamo a pensare in modo più evangelico la preghiera, forse riusciremo a scoprire anche un nuovo senso di “esaudimento” o, più precisamente, un nuovo senso di “fare giustizia”.
Se il pregare è vivere orientando la propria vita non a partire da una solitudine originaria, ma da una relazione fondante, il raccontare la propria vita e l’intrecciarla a quella del Padre (cioè farsi raccontare da Lui la sua – non in maniera mistica, ma ascoltandola dal testo che ce la narra, cioè la Bibbia e i vangeli in particolare) diventa il “modo normale” di scrivere la propria esistenza. Raccontare a Dio ciò che viviamo e farci raccontare da Lui come pensa la vita è pregare. Decidere insieme che passo porre è fare giustizia, cioè è fare la cosa giusta, è scrivere un passo giusto nell’esistenza.
Resta infine la domanda finale: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Nel primo senso, il collegamento con quanto precede suona più o meno così: eleva incessanti preghiere a Dio che ti esaudirà. Certo devi avere fede in lui (non a caso molti mancati esaudimenti sono stati intesi come causati da mancanza di fede).
Nel secondo senso invece, la fede è la fiducia in quella relazione. Cioè: il Figlio dell’uomo troverà ancora persone che fondano la loro vita sul pensarsi in rapporto al Signore, sul decidere insieme a Lui quale passo porre, sull’operare in consonanza con Lui la giustizia?
Letture:
Dal libro dell’Èsodo (Es 17,8-13)
In quei giorni, Amalèk venne a combattere contro Israele a Refidìm. Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalèk. Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio». Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalèk, mentre Mosè, Aronne e Cur salirono sulla cima del colle. Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalèk. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. Giosuè sconfisse Amalèk e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (2Tm 3,14-4,2)
Figlio mio, tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 18,1-8)
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».