Settimana scorsa il vangelo ci invitava a riflettere sulla risurrezione, quindi in qualche modo sulla fine della nostra vita individuale.
Oggi le letture fanno riferimento al cosiddetto “giorno del Signore”, cioè – detto in parole povere – alla fine della storia.
Ai primi tempi della vita cristiana infatti si era diffusa la credenza che la storia sarebbe finita di lì a breve e che Gesù risorto sarebbe tornato nell’arco di poco tempo a chiudere e giudicare la storia.
Alcune espressioni contenute nei vangeli fanno in effetti pensare a questo scenario, come per esempio quella del vangelo di Giovanni in cui si dice: «Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: “Signore, chi è che ti tradisce?”. Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: “Signore, che cosa sarà di lui?”. Gesù gli rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi”» (Gv 21,20-22).
È per questo motivo che san Paolo interviene, scrivendo ai Tessalonicesi (lettera che tra l’altro rappresenta uno dei testi più antichi del Nuovo Testamento, e dunque più vicini all’epoca di Gesù: risale infatti agli anni ’50 del I secolo ed è pertanto più antica dei vangeli stessi): «Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità».
Alcuni fra i Tessalonicesi infatti avevano smesso di lavorare proprio perché aspettavano la fine immediata della storia.
In realtà le indicazioni di Paolo, come anche il brano di vangelo di questa domenica, mostrano che la storia sarebbe continuata, almeno per un po’ e che quindi la vita quotidiana non andava affrontata con disimpegno, come se fosse in atto una smobilitazione, ma anzi, era il luogo dove esercitare le proprie energie per costruire il Regno che Gesù è venuto ad annunciare: «“Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: ‘Sono io’, e: ‘Il tempo è vicino’. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine”. Poi diceva loro: “Si solleverà nazione contro
nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza”».
Guerre, rivoluzioni, terremoti, carestie, pestilenze, fatti terrificanti, segni grandiosi dal cielo… sono la storia. Ogni epoca vive queste esperienze e le interpreta all’interno del suo contesto culturale.
È la cornice entro la quale ogni uomo e ogni donna che nasce su questa terra iscrive la sua vita.
Ci sono poi i fatti che toccano direttamente le nostre vite… Sia fatti macroscopici (come quando il terremoto capita a casa nostra o la guerra è dentro ai nostri confini…), sia fatti più circoscritti, ma comunque devastanti per le nostre vite individuali (come è successo per i discepoli, trascinati davanti ai tribunali, perseguitati e uccisi per la loro fede; o come succede a noi, nella quotidianità delle avventure e disavventure che costellano le nostre esistenze).
Ebbene, queste sono le occasioni «di dare testimonianza», cioè di affrontare la vita in maniera evangelica, facendosi guidare dall’idea di Dio, di uomo, di giustizia, di amore che Gesù ha rivelato.
L’esistenza è quindi l’occasione per l’impegno di ciascuno a costruire il Regno di Dio, un mondo migliore per tutti, a partire dalle piccole cose, dalla nostra cerchia relazionale, dal nostro mondo, in modo che – pian piano – per irraggiamento sempre più porzioni di spazio e di tempo (quindi di storia) migliorino, diventino più umane, più civili, più vivibili, più felici.
Il messaggio di Gesù dunque risuona chiaro: sbaglia chi pensa che l’aldiqua sia il luogo del disimpegno, sia secondario, sia funzionale all’aldilà. L’aldiqua è lo spazio (e il tempo) del mettersi in gioco, del dare il meglio di sé, dell’attuare il vangelo. È quindi l’ora di rimboccarsi le maniche.
Letture:
Dal libro del profeta Malachìa (Ml 3,19-20)
Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési (2Ts 3,7-12)
Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,5-19)
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».