Il vangelo di questa domenica segue logicamente quello della settimana scorsa: là abbiamo visto l’invio dei Dodici, a due a due, qui li vediamo tornare a riferire a Gesù «tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato».
In realtà, tra il brano della domenica passata e questo ci sono – “di mezzo” – 16 versetti che narrano l’uccisione di Giovanni Battista.
Tra i molti «che andavano e venivano», senza lasciare alla comunità di Gesù nemmeno «il tempo di mangiare» vi erano, allora forse, anche alcuni dei discepoli smarriti di Giovanni.
Fatto sta che Gesù propone al suo gruppo di ritirarsi in disparte, «in un luogo deserto», per riposare.
Come dicevamo la settimana scorsa, le situazioni di crisi fanno correre il rischio della frenesia, del solipsismo, dello smarrimento: è importante, invece, curare la familiarità dei rapporti, il prendersi cura reciproco, il darsi tregua.
Eppure, il progetto di Gesù in questa occasione incontra un ostacolo: «Molti li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla» …
Non proprio il massimo per chi aveva programmato di stare un po’ in disparte, in un luogo deserto, per riposare e far riposare i suoi / le sue.
Io, che – come sa chi mi vive accanto – faccio un po’ fatica con il cambio di programmi, avrei potuto reagire male.
Invece Gesù, «ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose».
Come se non bastasse, nel tardo pomeriggio si porrà il problema di dare da mangiare a tutta quella gente e allora ci sarà la famosa moltiplicazione dei pani e dei pesci, che sarà – seppure nella versione di Giovanni – il vangelo di domenica prossima.
Ciò che, tuttavia, ha colpito maggiormente la mia attenzione è la scelta dell’evangelista di raccontarci i prodromi di questo evento straordinario.
Perché non narrare semplicemente che un giorno – dopo la missione degli apostoli, mandati a due a due – Gesù e il suo gruppo si sono trovati di fronte a una grande folla a cui hanno dato da mangiare?
Perché raccontare di un progetto fallito (quello, cioè, di ritirarsi in disparte, in un luogo deserto, a riposare)?
A mio avviso, perché quell’intento – seppur occasionalmente impedito dal sopraggiungere di una folla bisognosa di una guida e di un pasto – resta un insegnamento ritenuto importante da trasmettere: c’è bisogno di prendersi cura di sé e della propria comunità, delle relazioni, della familiarità, del volersi bene, per non correre il rischio di disperderci a nostra volta.
Queste settimane estive possono essere l’occasione per riprendersi un po’ in mano.