Il brano di vangelo di questa domenica, come quello di settimana scorsa, è una piccola parte del lungo discorso che l’evangelista Giovanni fa pronunciare a Gesù durante l’ultima cena e che occupa ben 5 capitoli, dal 13 al 17.
Si tratta di un discorso che contiene delle frasi “strane”: per esempio, nel testo di oggi, si dice «Chi ama me sarà amato dal Padre mio».
Normalmente ci si aspetterebbe una conclusione diversa: “Chi ama me, sarà da me amato”, come dire “Se mi ami, ti amerò anch’io”. Solitamente noi – soprattutto quando si parla di amore, amicizia, relazioni – ci immaginiamo immediatamente una certa reciprocità: io voglio bene a te e tu vuoi bene a me.
Gesù invece rompe questo legame biunivoco, a due, e – nel lungo discorso dei capp. 15-17 – introduce continuamente “altri” dentro alla relazione.
Nella frase che ho riportato («Chi ama me sarà amato dal Padre mio»), per esempio, Gesù inserisce il Padre. Pochi versetti prima, in Gv 13,34, aveva usato un’altra espressione di questo tipo, introducendo stavolta “gli altri”: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri». Di nuovo, il completamento della frase risulta “strano”: noi avremmo detto “Come io ho amato voi, così voi amate me”, invece Gesù stravolge le nostre ovvietà e s’inventa una logica diversa: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».
Di esempi, in questi capitoli, ce ne sono moltissimi; vi cito quelli che ho trovato:
– Gv 14,6-7.9.11 (che abbiamo letto settimana scorsa): «Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto […]. Chi ha visto me, ha visto il Padre […]. Io sono nel Padre e il Padre è in me»;
– Gv 14,15 (l’incipit del vangelo di oggi): «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità»;
– e sempre nel vangelo di oggi, Gv 14,20-21: «voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi […]. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui»;
– a seguire poi: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato» (Gv 14,23-24); «Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26); «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore […]. Io sono la vite, voi i tralci» (Gv 15,1.5); «In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi» (Gv 15,8-9); «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 15,12); «Vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi […]. Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 15,15-17); «Chi odia me, odia anche il Padre mio» (Gv 15,23); «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza» (Gv 15,26-27); «Quando verrà lui, lo Spirito di verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà» (Gv 16,13-15); «Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà» (Gv 16,23); «Il Padre stesso vi ama, perché voi avete amato me» (Gv 16,27);
– infine, nella preghiera che Gesù rivolge al Padre, al capitolo 17, troviamo le seguenti espressioni: «Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro» (vv. 6-7); «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi» (v.11); «Io ho dato loro la tua parola» (v. 14); «Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo» (v. 18); «Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi» (v. 21); «Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me» (v. 23); «E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (v. 26).
La relazione che Gesù ci propone non è pertanto una relazione a due (noi e lui), ma è una relazione che continuamente si dilata e include altri: il Padre, lo Spirito, gli uni, gli altri… C’è un continuo coinvolgersi di persone (divine, umane, divine e umane).
Noi, invece, spesso siamo vittime di due grandi distorsioni relazionali:
- Vorremmo l’altro tutto e solo per noi;
- Separiamo gli ambiti relazionali, soprattutto quello divino da quello umano.
Il vangelo ci mostra che la logica di Gesù, però, è diversa.