Il vangelo di questa domenica ci presenta l’incontro con Simone e l’annuncio che sarebbe diventato «pescatore di uomini».
L’episodio è narrato anche da Marco e Matteo, ma, mentre là, Simone è un nuovo personaggio, non ancora comparso sulla scena del vangelo, nel caso di Luca le cose stanno diversamente.
Dopo la predicazione di Gesù a Nazaret, che era culminata con il tentativo di ucciderlo («All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù»), egli se ne era andato, dirigendosi a Cafarnao, la città di Pietro.
Lì aveva insegnato e liberato un indemoniato e la sua fama aveva iniziato a diffondersi.
Probabilmente, quindi, Simon Pietro aveva già sentito parlare di Gesù, tanto che immediatamente dopo l’episodio dell’indemoniato, si racconta che Gesù «uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei».
Non solo quindi, Pietro era stato raggiunto dalla notorietà di Gesù, ma lo aveva anche già avuto in casa sua.
Inoltre, prima di incontrarlo sul lago, lo aveva visto guarire molti infermi («Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni»).
Simon Pietro, quindi, stando all’organizzazione del materiale di Luca, aveva già un’idea di chi fosse Gesù, quando gli fa spazio nella sua barca.
E, tuttavia, quando ha a che fare direttamente con lui e con la fecondità che scaturisce dal fidarsi della sua parola, viene invaso dallo stupore.
Addirittura prova l’istinto di allontanare Gesù da sé, non sentendosi degno di essere accostato a lui: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore».
La risposta di Gesù, però, stoppa sul nascere questa reazione: «Gesù disse a Simone: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono».
In questo episodio, circa l’avvio del discepolato di Pietro, è possibile intravvedere il percorso che ogni discepolo/a si trova a vivere.
Innanzitutto, ci si imbatte nella “fama” di Gesù: si sente parlare di lui, si viene a sapere qualche notizia, qualche informazione a suo riguardo.
Ne nasce curiosità, interesse, tanto che si arriva a farlo entrare in casa (magari sull’onda di un bisogno, come Pietro con la suocera).
È un avvicinamento ulteriore, un primo dargli credito che tuttavia è ancora momentaneo e reversibile.
Arriva, però, prima o poi, il momento di decidersi: ti fidi della mia parola?
La sovrabbondanza che ci raggiunge sembra la conferma decisiva: è talmente “tutto pieno” che straripa.
Ma non è quello il culmine.
Perché il discepolato non è solo sovrabbondanza, non è solo “tutto pieno”, non è solo straripamento…
E, infatti, vi è un passaggio ulteriore: la proposta di una vita nuova che ci interpella in prima persona (vuoi diventare pescatore di uomini?) e che non riguarda parte della vita, momenti, parentesi… è la domanda circa una compromissione radicale con la vita dell’altro, che – proprio perché coinvolge la vita nella sua interezza – implicherà anche i “vuoti”.
A ben pensarci, si tratta di un percorso non dissimile da quello che viviamo (e/o abbiamo vissuto) con le relazioni importanti della nostra vita.
E il compromettersi è il medesimo: senza la scelta di una vita nuova (nuova perché c’è qualcun altro / Altro con cui la si vive) che coinvolge l’intera esistenza, non c’è vero discepolato.