Il brano di vangelo di questa domenica, seppur scritto quasi 2000 anni fa, appare attualissimo.
Da un lato infatti chiarisce bene quale sia la vocazione del cristiano (di ogni umano, mi verrebbe da dire) – «Voi siete il sale della terra», «Voi siete la luce del mondo» –, dall’altro la possibilità di perdere questa capacità alta di abitare la vita – «se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?», «non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio».
Trovo questa sintesi attualissima perché mi pare che molti di noi – per età, stanchezza, affaticamento, delusione, inerzia – non sentano più quelle parole come rivolte a se stessi.
Come se non fosse (più) compito nostro tenere alta la qualità dell’esistenza di tutti su questa terra, come se non fosse (più) qualcosa che ci riguarda tenere alto il tasso di amore nel mondo, come se non fosse (più) affar nostro portare «luce davanti agli uomini».
E invece queste parole sono scritte per ogni generazione che muove i suoi passi su questa terra. Dunque sono scritte anche per noi, oggi.
Certo, si potrebbe discutere, nelle varie situazioni contingenti, cosa voglia dire essere “sale” – essere “luce”, perché a volte non si capisce bene cosa sia il bene degli altri.
Ma questo non può diventare un alibi per smettere di sostenere in noi la tensione verso il mettersi in gioco, lo sporcarsi le mani, il farsi carico. Verso quelle che – semplicemente – il vangelo chiama «le opere buone» e che – nella maggior parte dei casi – sappiamo invece proprio cosa sono: la cordialità, la benevolenza, la compassione, il farsi coinvolgere nelle gioie e nei drammi delle altre persone, la solidarietà, la partecipazione, il darsi da fare, l’energia positiva, la cura, la custodia…
Viviamo in un tempo in cui questi vocaboli (che in verità, sono molto più che parole, sono modi di essere) paiono essere scomparsi dall’orizzonte, diventati quasi impronunciabili perché tacciati come “buonismi” o come “soliti discorsi retorici”.
Ma io credo sia ora di uscire dal vicolo cieco del “buonismo sì – buonismo no”, per tornare – senza retorica – a gridare forte «la vita contro la morte», come canta Vecchioni. A gridare forte (soprattutto nell’intimo del nostro cuore) la bontà contro la cattiveria, l’amore contro l’odio, la delicatezza contro la violenza, il sapore contro l’insipidezza, la luce contro le tenebre.
Era il grido di Gesù, l’annuncio della sua vita (o meglio, la sua vita come annuncio), la sua buona notizia: che siamo tutti figli di un Padre buono, non cattivo, non odioso, non violento, non apatico, non tenebroso, ma un Padre buono, che ci ha fatti capaci di essere buoni!
2 commenti
3 verbi del sale e della luce: Dare-scendere-servire E.Ronchi. buona settimana a tutti.
Auguri a davide per i suoi 63 anni e grazie a tutti per gli auguri del 5 febbraio, inaspettati.
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Carissima Antonella, grazie di aver visitato il sito e di aver lasciato un commento affettuoso!