XXIII Domenica del tempo ordinario (commento) – “Prima gli Ebrei” o “Apriti”?

Il vangelo di Marco ci racconta che Gesù, dopo lo scontro avuto sull’osservanza della Legge con i farisei e alcuni scribi venuti da Gerusalemme (brano di settimana scorsa), si reca fuori dalla Palestina, andando prima a Tiro e poi verso il mare di Galilea (che in realtà è un lago), in pieno territorio della Decàpoli, passando per Sidone.

Potremmo dire che attraversa da Nord-Ovest a Sud-Est la parte settentrionale della terra promessa, partendo e arrivando in due località straniere (Tiro – Decàpoli). In entrambe avviene un miracolo: a Tiro libera la figlioletta di una donna siro-fenicia da uno spirito impuro e nel territorio della Decàpoli guarisce un sordomuto.

La cosa più interessante di questi eventi, però, – a mio parere – non è la extra-ordinarietà dei gesti di Gesù, ma le parole che vengono pronunciate.

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XXIII Domenica del tempo ordinario – letture

Dal Vangelo di Marco (Mc 7,31-37)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

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XXII Domenica del tempo ordinario (commento) – Si è sempre fatto così…

«Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi?».

È la domanda che si sono sentiti rivolgere tutti quelli che nella storia hanno provato a cambiare le cose: “Perché non fate come si è sempre fatto?”.

L’argomentazione è sempre la medesima, la tradizione, e ha la sua ragion d’essere: se ha “funzionato” finora, perché cambiare?

Nel caso presentato dal vangelo, poi, la tradizione cui appoggiarsi, affondava la sue radici nelle Scritture e, aveva perciò in sé, qualcosa di sacro: come si può cambiare qualcosa che ha posto Dio?

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XXII Domenica del tempo ordinario – letture

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,1-8.14-15.21-23)

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

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XVI Domenica del tempo ordinario (commento) – Pensare, fare, ricalcolare

Il brano di vangelo di questa domenica ci presenta un momento di grande fermento nel gruppo radunato attorno a Gesù.

Gli apostoli – termine che significa proprio “inviati” –, dopo essere stati mandati «a due a due» da Gesù, tornano a riferire «tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato».

«Erano molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare».

Ecco perché Gesù decide di prenderli in disparte, loro soli, e di portarli in un luogo deserto a riposare.

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XVI Domenica del tempo ordinario – letture

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,30-34)

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

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XV Domenica del tempo ordinario (letture)

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,7-13)

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

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XIV domenica del tempo ordinario (commento) – Gesù era un buonista?

Il vangelo di questa domenica ci presenta un primo momento di rifiuto nei confronti di Gesù, con la sua conseguente frustrazione.

Dopo il battesimo al Giordano, l’inizio della sua missione (far conoscere Dio agli umani) gli aveva riservato un discreto successo di pubblico e di apprezzamento. Ora però, che arriva «nella sua patria», cioè a Nazareth, viene «disprezzato». I suoi compaesani sono meravigliati e increduli e si pongono tutta una serie di domande screditanti nei suoi confronti.

Perché?

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XIV domenica del tempo ordinario – letture

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,1-6)

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

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