Domenica scorsa – con l’ascensione – abbiamo provato a rivivere l’esperienza della solitudine degli apostoli, di quel vuoto lasciato da Gesù risorto che torna presso Dio.
Questa settimana quel vuoto si riempie: a Pentecoste arriva il dono promesso, lo Spirito Santo.
Questa scansione temporale (Pasqua – 40 giorni di apparizioni del risorto – Ascensione – 10 giorni di attesa – Pentecoste) è quella che propone Luca negli Atti degli apostoli.
Il suo è un intento pedagogico: Egli vuole cioè che i cristiani abbiano il tempo di concentrarsi e riflettere su questi tre momenti: la risurrezione, la “sparizione” di Gesù risorto, la presenza di Dio in Spirito.
Dividendo i momenti e lasciando, tra l’uno e l’altro, un lasso di tempo, Luca (e al suo seguito la liturgia) permette a chi lo desidera di soffermarsi su questi avvenimenti e sul loro significato.
Il vangelo di Giovanni, però, presenta una scansione temporale diversa: «La sera di quel giorno, il primo della settimana», cioè il giorno di Pasqua, «Gesù […] soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo”». Per Giovanni, cioè, lo Spirito Santo non sarebbe stato donato 50 giorni dopo Pasqua, ma il giorno di Pasqua stesso.