XII Domenica del tempo ordinario (commento) – Gesù dorme sul cuscino

«Quel giorno» di cui parla l’incipit del vangelo di questa domenica è il medesimo di settimana scorsa, ossia quello in cui Gesù (nella ricostruzione di Marco) ha raccontato la parabola del seme che cresce da solo e quella del granello di senape.

«Venuta la sera», Gesù decide di passare «all’altra riva»: lui e i suoi discepoli quindi – «congedata la folla» – partono dalle rive del Lago di Galilea, in barca, diretti al «paese dei Gerasèni» (nell’attuale Giordania), come ci informa Mc 5,1. Peraltro «c’erano anche altre barche con lui».

Durante la traversata si scatena però «una grande tempesta di vento», tanto che le onde riversano acqua nella barca fino a riempirla.

In un frangente di questo tipo Gesù è «a poppa, sul cuscino» e dorme.

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IV Domenica di quaresima (commento) – Fiducia o paura?

Il vangelo di questa quarta domenica di quaresima è tratto dal vangelo di Giovanni e in particolare dal famoso discorso tra Gesù e Nicodemo che si snoda nel capitolo 3.

Il testo è stato scelto per questo periodo di preparazione alla Pasqua perché contiene dei chiari riferimenti alla morte di Gesù («bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo»).

Queste notizie anticipate sulla fine non sono dovute – è sempre bene ricordarlo – al fatto che gli evangelisti fossero degli indovini che conoscevano “in anticipo” le cose prima che accadessero, ma al fatto che i vangeli sono stati scritti dopo che la vita di Gesù si era conclusa (e non durante).

È alla luce di quello che hanno visto (di tutta la parabola della vita di Gesù) che – a distanza di qualche decennio – hanno voluto scrivere la loro testimonianza di fede.

E a distanza il dato di fatto che non potevano non rilevare era che ciò che a loro (evangelisti, discepoli, credenti) sembrava la cosa più bella che potesse capitare all’umanità (la rivelazione fattaci da Gesù sull’identità solo buona di Dio), da molti era stata rifiutata o ignorata («la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce»).

Questo è il punto.

Gli uomini amano più le tenebre.

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