Il vangelo di questa domenica è la diretta continuazione di quello di settimana scorsa.
Gesù nella sinagoga di Nazareth aveva letto il rotolo del profeta Isaia (con qualche variazione), pronunciando – secondo l’evangelista Luca – queste parole: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Al termina aveva esclamato: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Il suo intervento suscita stupore, perché tutti a Nazareth sapevano che lui era «il figlio di Giuseppe» e, sebbene le parole di Gesù fossero un vangelo, un lieto messaggio, l’annuncio di qualcosa di bello, la meraviglia gira velocemente in aggressività e violenza.
Perché?