Corpus Domini (letture)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,51-58)

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

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VI Domenica di Pasqua (commento)

Il brano di vangelo di questa domenica, come quello di settimana scorsa, è una piccola parte del lungo discorso che l’evangelista Giovanni fa pronunciare a Gesù durante l’ultima cena e che occupa ben 5 capitoli, dal 13 al 17.

Si tratta di un discorso che contiene delle frasi “strane”: per esempio, nel testo di oggi, si dice «Chi ama me sarà amato dal Padre mio».

Normalmente ci si aspetterebbe una conclusione diversa: “Chi ama me, sarà da me amato”, come dire “Se mi ami, ti amerò anch’io”. Solitamente noi – soprattutto quando si parla di amore, amicizia, relazioni – ci immaginiamo immediatamente una certa reciprocità: io voglio bene a te e tu vuoi bene a me.

Gesù invece rompe questo legame biunivoco, a due, e – nel lungo discorso dei capp. 15-17 – introduce continuamente “altri” dentro alla relazione.

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VI Domenica di Pasqua (letture)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,15-21)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

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V Domenica di Pasqua (commento)

Le parole di Gesù con cui si apre il vangelo di domenica («Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me») sembrano scritte per noi, anche se hanno quasi 2000 anni.

Forse siamo noi stavolta che, colpiti dal male, ne misuriamo il valore, confortati dal sentirci dire «Non sia turbato il vostro cuore», che è un po’ come tornare a quando la mamma ti racchiudeva nel suo abbraccio e ti diceva “Non preoccuparti, ci sono qua io”.

Anche Gesù – a modo suo – dice “ci sono qui io”: «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me».

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V Domenica di Pasqua (letture)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,1-12)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

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IV Domenica di Pasqua (commento)

Nel vangelo di questa domenica Gesù mette in contrapposizione due figure di leadership: la sua e quella di chi si pone nei confronti delle persone, della gente, delle masse come “ladro e brigante”.

Spesso, nella contingenza della vita, è difficile riconoscere chi si propone come guida per il bene comune e chi lo fa per altri interessi: tutti coloro che aspirano ad essere “capi” cercano il consenso e per ottenerlo dicono di agire per il bene comune, promettendo “vita in abbondanza”.

Il riconoscimento di un “buon pastore” è reso ancora più difficile dalla propaganda di chi gli si oppone: chi critica un leader o un aspirante tale, lo fa perché vede minacciato il bene comune (e dunque si oppone a lui per il bene della gente) o lo fa per screditarlo e prenderne il posto?

La storia – alla lunga – rivela la verità dei cuori, basti pensare a Hitler, in un senso, e a Gandhi, in quello opposto, ma nel quotidiano svolgersi degli eventi non ci si vede così bene.

Anche con Gesù è stato così, quando si è proposto come “buon pastore” e ha avuto il fuoco di fila degli oppositori. Per i suoi contemporanei non deve essere stato facile giudicare.

Noi oggi possiamo guardare “a distanza”, con il conforto della storia che – anche per chi non lo ha riconosciuto come Signore e Cristo – l’ha indubbiamente collocato nel novero dei “buoni pastori”.

Il problema per noi è non farne l’ennesima statuetta da mettere nel museo dei grandi della storia, ma piuttosto rintracciare le ragioni del suo essere stato “buon pastore” per chi, tra i suoi contemporanei, l’ha riconosciuto tale e per il giudizio della storia.

In che senso dunque Gesù è stato un buon pastore e può esserlo anche oggi per me?

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IV Domenica di Pasqua (letture)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,1-10)

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

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II Domenica di Pasqua (commento)

Il vangelo di questa seconda domenica di pasqua potrebbe essere suddiviso in 3 parti:

  • L’apparizione ai discepoli;
  • La vicenda di Tommaso, otto giorni dopo;
  • Il finale.

Inoltre, per collocare bene l’episodio è utile ricordare che secondo gli studiosi questa pagina originariamente era l’ultima del vangelo di Giovanni, quindi era la chiusura dell’intero libro.

Il che significa che, nel leggerla, è importante tenere presente questa atmosfera conclusiva, in qualche modo decisiva.

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II Domenica di Pasqua (letture)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,19-31)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

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