XXIX Domenica del tempo ordinario (commento)

Da alcune settimane stiamo seguendo gli ultimi atti della vita pubblica di Gesù, quando – ormai a Gerusalemme – si consuma il contrasto finale (e fatale) con le autorità religiose ebraiche e con i farisei.

Proprio questi ultimi sono i protagonisti del vangelo di domenica.

Le loro intenzioni sono chiare: «Cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi».

La questione su cui vogliono portalo per metterlo in scacco è quella del rapporto con il potere politico, in particolare col potere dei Romani, coloro che erano malvisti dalla popolazione ebraica a causa della loro dominazione sulla Palestina.

Il punto è, dunque, «è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».

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XXIX Domenica del tempo ordinario (letture)

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,15-21)

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

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XXIX Domenica del Tempo ordinario – commento “Date a Cesare…”

La frase con cui si conclude il vangelo di oggi è probabilmente una delle più celebri tra quelle pronunciate da Gesù nei vangeli: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Per comprenderne il significato è utile innanzitutto non toglierla dal contesto che l’ha originata (come invece fanno spesso quelli che la citano):

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