L’episodio che ci viene raccontato nel vangelo di questa domenica è l’unico squarcio che abbiamo sulla vita di Gesù tra la sua nascita e l’inizio della sua vita pubblica a trent’anni.
Di lui da bambino, da ragazzo, da giovanotto non sappiamo nulla, se non che a dodici anni si è perso nel tempio di Gerusalemme. Tra l’altro solo Luca racconta questo fatto. Nemmeno Matteo, l’unico altro evangelista oltre a Luca che parla di Gesù bambino, vi fa alcun cenno.
Certo, noi possiamo immaginare la vita quotidiana di Gesù, come hanno fatto molti autori e molti registi, basandoci sull’idea che abbiamo dell’esistenza che poteva condurre un giovane palestinese ebreo di allora. Tramite gli studi possiamo immaginare com’era la sua casa, come funzionava l’istruzione, com’era organizzata la vita famigliare e di paese, quali fossero i mestieri, le usanze, le credenze, e così via…
Gli evangelisti però non hanno sentito il bisogno di parlarcene.
Solo Luca in qualche modo vuole riempire questo vuoto, dicendoci tre cose che, dal suo punto di vista, bastano per capire i primi trent’anni di vita di Gesù:
1- «Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte».
Luca vuole farci sapere che Gesù è intelligente, spiccatamente intelligente, e che è intraprendente. Non ha nessuna falsa modestia, né si mostra ossequioso o compito davanti ai rabbini. Discute con loro da pari a pari, “da uomo a uomo”, fronteggiandoli. Non in maniera ostile o polemica, ma a testa alta. Chiede, ascolta, dice la sua.
In qualche modo la personalità del Gesù adulto che ritroveremo fra due domeniche è qui anticipata. Come a dire che fin da ragazzo i tratti salienti del suo carattere (l’intelligenza e il fronteggiare le situazioni) erano presenti.
2- «Devo occuparmi delle cose del Padre mio».
Luca sente il bisogno di dirci anche che già da ragazzo Gesù aveva una certa consapevolezza della sua missione: far conoscere Dio agli uomini. E che rispetto a questa orienta le sue priorità.
Per capire meglio in che senso dico questo, è utile fare un esercizio di immaginazione: se andassimo per qualche giorno a fare un viaggio con nostro figlio dodicenne e lo lasciassimo libero di gironzolare, capiremmo subito le sue affinità. Andrebbe a farsi un giro in campagna o andrebbe in centro? Si infilerebbe in un museo o in un bar? E se va in un museo, in quale? Oppure cercherebbe lo stadio?
In ogni caso le sue scelte ci farebbero intuire qualcosa della sua personalità. Tanto più se, come è successo per i vangeli, di questa gita dovessimo scrivere cinquant’anni dopo, quando ormai il ragazzino è già diventato un uomo (quindi in qualche modo ha confermato quelle attitudini), ha vissuto, è morto, ecc…
Come quando noi diciamo di qualcuno: fin da ragazzino si comportava così, oppure, sin da ragazzino aveva la testa tra le nuvole, e così via…
La stessa cosa è stata fatta con Gesù: fin da ragazzino preferiva stare a discutere coi maestri del tempio e interessarsi all’identità di Dio.
3- «Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. E cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini».
Dentro a questo quadro (di intelligenza e intraprendenza orientate verso la conoscenza e l’acquisizione di consapevolezza su chi è Dio) Gesù vive però una vita ordinaria. Per trent’anni si occupa di fare quello che fa ciascun uomo su questa terra: crescere. In una famiglia, in un paese… Niente di speciale, di anormale, di straordinario.
Gesù è dunque un uomo intelligente, senza troppe remore ossequiose, anzi, è piuttosto un uomo senza peli sulla lingua, ma è un uomo normale. Questo Luca tiene a dirci. Un uomo come noi.
Letture
Dal primo libro di Samuèle (Sam 1,20-22.24-28)
Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre». Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1Gv 3,1-2.21-24)
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,41-52)
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.