Il vangelo di questa quarta domenica di Avvento, che – quest’anno – coincide anche con la vigilia di Natale, narra l’evento dell’annunciazione.
È un testo molto noto che si è fissato nell’immaginario soprattutto grazie alle innumerevoli rappresentazioni pittoriche che lo raffigurano.
L’aver così presenti, tuttavia, i quadri dell’annunciazione rischia di farci sorvolare sul racconto dell’evangelista Luca e sul suo significato.
Per provare a bypassare ciò che l’abitudine ci fa dare per scontato, sarebbe interessante provare a rispondere ad alcune domande.
1- Dove avviene l’incontro tra Maria e l’angelo Gabriele?
«L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret»: il testo, quindi, ci informa solo sulla cittadina in cui avviene l’incontro, non sul luogo specifico. Noi siamo abituati a pensare che questo luogo sia la casa di Maria, indirizzati – oltre che dalle produzioni artistiche – anche dal verbo successivo («Entrando da lei»), ma l’espressione non indica necessariamente l’entrare in una casa. È usata per l’arrivo in una città, in una tenda, in un cortile, cioè in uno spazio in qualche modo circoscrivibile. In greco poi quel “entrando da lei” in realtà è presso di lei.
Questa analisi ci permette di immaginare l’incontro tra Maria e l’angelo Gabriele in un luogo che non sia necessariamente una casa, ma soprattutto può aiutarci a capire il significato profondo del brano: il testo non è la cronaca di un fatto, ma la narrazione teologica di un evento che avviene presso Maria, nella sua interiorità.
È lì che lei – probabilmente non da ragazza, ma rileggendo la storia di Gesù a partire dalla fine – ha colto (e la comunità con lei) che quel figlio veniva da Dio.
2- Chi è l’angelo Gabriele?
La parola “angelo” viene dal verbo “annunciare” e significa, dunque, “annunciatore”, “messaggero”.
Il nome Gabriele, all’interno delle Sacre Scritture è presente solo nel vangelo dell’infanzia di Luca e nel profeta Daniele, per un totale di 4 ricorrenze, senza che venga specificato qualcosa di particolare sul suo conto, oltre al fatto di essere – appunto – un messaggero.
Anche questo può aiutarci a uscire dall’immaginario standard: ciò che l’evangelista sta narrando è la presa di coscienza di Maria / della comunità che Gesù (morto e risorto) è il figlio di Dio. Come presentano questa consapevolezza che si sta strutturando in fede? Costruendo teologicamente un episodio che mostra questa presa di coscienza: un messaggero di Dio – l’angelo Gabriele – che annuncia la nascita di un bambino speciale.
3- Cosa dice – infatti – l’angelo del bambino che nascerà?
«Lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine […] Colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio»
Innanzitutto, di questo bambino viene indicato il nome: “Gesù”, che significa “Dio salva”. Non “Emmanuele” (“Dio con noi”) come dicevano le profezie, ma Gesù.
Questo è un chiaro segno di come sia avvenuto il riconoscimento di Gesù come messia: non lo si sapeva dall’inizio (altrimenti lo avrebbero chiamato “Emmanuele”), ma è stato alla fine della sua vita che lo si è riconosciuto tale.
Del bambino viene poi detto che sarà chiamato “Figlio dell’Altissimo” e “Figlio di Dio”. Due espressioni simili che indicano il suo venire da Dio.
Infine, l’angelo dice di Gesù che sarà “re” e che sarà “santo”.
La categoria di re affonda nella storia ebraica, tanto che il testo fa riferimento al re Davide e alla casa di Giacobbe. Giusto per rinfrescare la memoria: Giacobbe era il figlio di Isacco (figlio di Abramo). Aveva avuto 12 figli maschi, da cui si erano originate le 12 tribù d’Israele. Tra queste la tribù di Giuda aveva dato i natali, tati secoli dopo, a Davide (figlio di Iesse, il Betlemmita = abitante di Betlemme), che era stato il leggendario re d’Israele (intorno al 1000-900 a.C.). L’attesa messianica prevedeva un discendente della stirpe di Davide che sarebbe nato a Betlemme.
Solo che Gesù non aveva queste caratteristiche. È per questo, probabilmente, che verrà introdotta la figura di Giuseppe, della tribù di Giuda e la vicenda del censimento a Betlemme. In questo modo, a posteriori, a Gesù vengono dati i prerequisiti del messia atteso.
Tutto ciò non deve scandalizzarci: è il modo in cui chi era certo di aver conosciuto il messia ha scelto di trasmettere la sua fede. È dunque la solidità di ciò che ha fatto da grande che alimenta la fede, non la magia in cui abbiamo chiuso la sua nascita.
Buon Natale!
1 commento
Leggere l Annunciazione partendo dalla progressiva comprensione del Gesù Messia morto e risorto
Con un cammino di fede a ritroso.
Era la traduzione che cercavo per me.
Grazie