Oggi vorrei soffermarmi sul rapporto che Gesù ha avuto con quelli che il vangelo chiama “demòni”, “spiriti impuri” e con le persone da essi “possedute”, gli “indemoniati”.
Il tema è delicato perché nella nostra epoca queste parole hanno un significato diverso rispetto ad allora: alcuni film (tipo “L’esorcista”) o alcuni racconti suggestivi (diffusi per spaventare) hanno infatti alterato il senso che quelle parole avevano al tempo di Gesù.
Chiarisco perciò innanzitutto cosa non intendo quando dico che voglio parlare di “demòni”, ecc… non mi riferisco a “possessioni demoniache”, né all’idea di diavolo figlia del folklore medievale e di epoca moderna (transitato in qualche modo fino a noi), né all’immagine di Gesù nei panni di un esorcista (nel senso nostro del termine).
Faccio piuttosto riferimento agli incontri che Gesù ha avuto – in più occasioni – con persone che mostravano comportamenti psicologicamente devianti (alcuni dei quali patologici – i cui sintomi in qualche modo oggi ci fanno pensare ad una malattia – altri fisiologici – cioè riferiti a quelle esperienze che magari noi stessi o qualcuno vicino a noi ha fatto di forte stress, frustrazione, burn out, alterazione, che non sono malattie psichiche, ma periodi o episodi di nevrosi o psicosi che scatenano comportamenti un po’ “fuori norma”, “fuori dagli schemi”, “fuori dal consueto”).
Tutti credo abbiamo in mente qualcuno che si può associare alle persone di questo tipo che Gesù incontra (magari legate a situazioni di disagio, a traumi o a malattie): persone che da un lato suscitano la nostra commiserazione, ma – a volte – anche paura. Ci dispiace per la loro condizione, ma temiamo contemporaneamente che possano farci o fare del male.
Ebbene, anche Gesù ha incontrato persone di questo tipo e – come da cultura del suo tempo – ha attribuito l’eccentricità dei loro comportamenti (le urla, l’aggressività, la nudità, la trasandatezza, l’apparente illogicità, ecc…) a spiriti maligni, a demòni: non avendo la concezione della malattia psichica e, in generale, della scienza e della medicina moderne, tutto ciò che risultava inspiegabile, “fuori dal comune”, in quell’epoca veniva rimandato all’azione di “qualcosa che muoveva da dentro” i comportamenti sconsiderati di queste persone. Come se avessero dentro qualcosa che, dopo aver bloccato il “normale” flusso di pensieri-parole-comportamenti, si sostituiva a loro, parlando in vece loro, ecc…
Fuori da quella mentalità antica potremmo dire che effettivamente questo è quello che si vede quando si incontra qualcuno affetto da problemi psichiatrici o da momenti di défaillance: non sembra più lui, sembra che dentro al suo corpo ci sia qualcun altro, che qualcun altro parli al suo posto o – semplicemente – sembra che ciò che dice non abbia senso, sia sconclusionato.
Oggi sappiamo attribuire in larga parte questi elementi alla loro origine psichica, ma una cosa che continua a colpirmi, sia dei cosiddetti “indemoniati” evangelici sia dei nostri “fuori di testa” di oggi (o di noi stessi quando andiamo “fuori di testa”), è che in ciò che dicono c’è sempre qualcosa di vero.
I demòni, i pensieri molesti che a volte prendono il sopravvento, le parole deliranti dicono sempre la verità (non tutta la verità, non solo la verità, ma comunque colgono nel segno). Pensate a quando “fuori di noi” per la rabbia… diciamo parole che in un secondo momento – per scusarci o giustificarci – etichettiamo come “cose che non pensavamo veramente”.
Invece no, le pensavamo veramente, o almeno, una parte di noi le ha pensate e le ha pure dette (di solito per ferire) veramente. Anche in questo caso il “demone” della rabbia ci ha fatto dire una verità o una verità parziale o una verità strumentale…
Ecco, anche i demòni che incontra Gesù dicono sempre qualcosa di vero. Per esempio nel brano di oggi lo definiscono “Santo di Dio”. Eppure quella verità – che pure dicono – non è benefica ma malefica: non è cioè detta in vista del bene, della costruzione di una relazione buona, non è vivificante ma anzi è mortifera, vuol fare del male, vuol ferire.
Gesù infatti mette a tacere questi pensieri molesti, queste parole moleste e lo fa con la sua autorevolezza: «Gesù gli ordinò severamente: “Taci! Esci da lui!”».
Questa autorevolezza è data dal fatto che Gesù sa tenere il quadro d’insieme della realtà, della verità delle cose e non si lascia strumentalizzare dalle mezze verità dei demòni, cioè delle parti distruttive che ci sono in ciascuno di noi.
Peraltro il potere di scacciare i demòni è uno di quelli che Gesù ha consegnato ai suoi discepoli… Forse allora anche noi dovremmo imparare a far tacere i pensieri molesti che ci sono nel nostro animo e che tendono ad autodistruggerci e anche piantarla di imbracciare mezze verità sugli altri per crocifiggerli…