La terza domenica di avvento ci fa incontrare – per la prima volta nel nuovo anno liturgico – il vangelo di Giovanni, nella pagina che parla del Battista.
L’evangelista ce lo presenta come “testimone”.
Il tema della testimonianza è centrale per il Quarto Vangelo: testimone è Giovanni Battista, testimone – dopo di lui – sarà il cosiddetto “discepolo amato”, testimone è il testo stesso del vangelo.
“Testimone” è colui che ha visto e dunque può raccontare a coloro che non hanno visto, cioè a noi, ciò che ha visto.
La domanda diventa dunque “cosa hanno visto questi testimoni?” – “cosa testimoniano?”.
Partiamo dalla fine: «Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere» (Gv 21,24-25).
Il testo evangelico, ciò che in esso è scritto, è dunque la testimonianza delle «cose compiute da Gesù».
Le “cose compiute”, ciò che Gesù ha fatto, va inteso come l’insieme del suo agire (costituito da parole, gesti, atteggiamenti, sentimenti, reazioni, modi di porsi…): è la sua vita.
Ma se è vero che noi agiamo in base a ciò che siamo, è anche vero che ciò che facciamo rivela chi siamo veramente: potremmo dunque dire che ciò che il vangelo testimonia è la vita di Gesù, cioè chi egli veramente sia.
Non si tratta dunque di un elenco di fatti e detti, ma della narrazione di una vita che fa trasparire un’identità.
Il vangelo è il testo nel quale, chi ha visto, ha messo per iscritto la sua testimonianza su chi sia Gesù, raccontandoci la sua vita.
Nel brano odierno viene usata una parola chiave per sintetizzare l’identità di Gesù: Egli è la luce.
È un’immagine, ovviamente, un’immagine molto evocativa.
Per provare a comprenderne il senso, potrebbe essere utile rifarci alla nostra esperienza personale: chi nella nostra vita potremmo indicare con la medesima immagine? Cioè chi è stato – nella nostra vita – luce? Chi ha “illuminato” la nostra vita?
Credo che a tutti vengano in mente volti e situazioni in cui qualcuno ci ha fatto vedere qualcosa che non vedevano, ci ha fatto fare una nuova esperienza di noi stessi, ci ha reso più bella (più luminosa) la vita.
Ecco, precisamente questa è la testimonianza del Battista narrata dal vangelo: nel panorama della storia arriva (irrompe) qualcuno (il Figlio di Dio) che ci mostra ciò che non vedevano (ci mostra chi è Dio), ci fa fare una nuova esperienza di noi stessi (figli amati) e ci rende la vita più bella (amandoci e insegnandoci ad amare).
Per questo la testimonianza non può che essere un “vangelo”, una “buona notizia”, perché attesta a noi – che non abbiamo visto – che il panorama della storia è abitato da un Dio che non ci getta nelle tenebre, ma che ci illumina la vita.
A noi ora la scelta se credere (cioè se considerare credibile) questa testimonianza, fidandoci di questi testimoni, e quindi accedere a questo orizzonte di senso luminoso, oppure non credere (cioè non considerare credibile questa testimonianza, questi testimoni) e accedere ad un orizzonte di senso tenebroso.