Ritorniamo al vangelo di Luca, dopo la pausa di settimana scorsa che ci ha mostrato come l’evangelista Giovanni presentava l’inizio dell’attività pubblica di Gesù (col segno dell’acqua per la purificazione trasformata in vino per la festa).
Anche il brano di oggi è un focus sui primi passi mossi da Gesù dopo il battesimo al Giordano e le tentazioni nel deserto. Luca ci racconta infatti il ritorno in Galilea (tratto comune anche col Quarto Vangelo) e l’intervento nella sinagoga di Nazareth.
Se dovessimo fare un parallelo con la situazione di oggi, potremmo dire più o meno così: Gesù va in sinagoga di sabato (come noi andiamo a messa di domenica) e si alza per leggere. Gesù poteva leggere la Bibbia in sinagoga come tutti gli ebrei maschi adulti di allora. Si diventava adulti a 13 anni, col il rito del Bar-mizva, una sorta di esame orale sulla conoscenza della Scrittura che si
svolgeva a Gerusalemme. Qualcuno paragona questo rito di passaggio con la cresima dei cristiani, celebrazione che però forse per noi oggi ha un po’ perso il significato di passaggio nell’età adulta.
In ogni caso il parallelismo è interessante almeno da questo punto di vista: Gesù non legge in sinagoga perché è come una specie di prete di oggi; piuttosto il parallelo funziona se lo si avvicina ad una persona adulta, cresimata (quindi che in qualche modo ha fatto un percorso all’interno di una comunità, di un paese), laica, rispettata.
Anzi, addirittura potremmo pensare che attorno a lui si raccogliessero anche una serie di aspettative: cosa avrebbe letto e cosa avrebbe detto questo compaesano, ormai adulto, che non si era mai sposato e che ad un certo punto se n’era andato in Giudea al seguito del Battista e che ora era tornato?
Proviamo a pensare a qualcuno della nostra parrocchia, del nostro quartiere, del nostro paese, che abbiamo visto crescere, che in qualche modo è uno dei nostri, allevato nel seno di una comunità che è anche la nostra. Di lui conosciamo la famiglia, le birichinate di quando era bambino, i giri che frequentava, le cose che faceva. Una persona apposto, ma che fa scelte strane: non si sposa, poi se ne va. Chissà quanto si è chiacchierato di lui. Qualcuno l’avrà difeso, qualcuno ne avrà malignato a mezza voce. In ogni caso aleggia intorno a lui un po’ di mistero, di perplessità, di incomprensione. Soprattutto ora che è tornato: cosa dirà? Cosa farà?
In qualche modo è come se tutti pendessero dalle sue labbra per sciogliere finalmente le riserve a suo riguardo: da quello che dirà capiremo finalmente cosa pensa, che intenzioni ha, che persona è diventato dopo il suo viaggiare che l’ha portato lontano dal paese.
Gli danno il rotolo del profeta Isaia e Gesù sceglie un passo tratto dal cap. 61, che lui legge in una versione un po’ modificata.
Isaia diceva: «Lo spirito del Signore Dio è su di me, e perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
Gesù legge: «Lo Spirito del Signore è sopra di me;per questo mi ha consacrato con l’unzione;
Isaia: «mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati;
Gesù: «e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio;
Isaia: «a proclamare la libertà degli schiavi,
Gesù: «a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista;
Isaia: «la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore, il giorno di vendetta del nostro Dio».
Gesù: «a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Gesù dunque ricalca il testo di Isaia, tranne scambiare la posizione di schiavi/oppressi e prigionieri e fare riferimento ai ciechi anziché ai cuori spezzati. Per il resto tutto corrisponde alla perfezione tranne un elemento che rimane fuori dallo schema: Gesù omette e non sostituisce in alcun modo la frase di Isaia che annuncia «il giorno di vendetta del nostro Dio».
Già da queste prime parole di Gesù (lette, ma a modo suo) gli astanti iniziano a capire… iniziano a sciogliere le riserve: è tornato per andare contro la tradizione, contro quello che gli abbiamo sempre insegnato su Dio, che, certo, ci ama, ma anche, se serve, ci punisce.
Ma non solo… Gesù aggiunge: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Dunque non solo torna con una proposta innovativa, ma anche con la sicumera di proclamarla in sinagoga, davanti a tutti e di autodefinirsi destinatario dell’annuncio del profeta, vero interprete della Sacra Scrittura e, più ancora, delle intenzioni di Dio, dell’identità di Dio.
Settimana prossima vedremo come reagiranno i presenti… Intanto possiamo iniziare a pensare a come reagiremmo noi…