La settimana scorsa abbiamo assistito all’inaugurazione, con il battesimo al Giordano, della vita pubblica di Gesù, della sua missione. Oggi – cambiando anche evangelista – facciamo un passettino in questa “vita pubblica”: Gesù incontra i suoi primi discepoli.
Noi forse abbiamo in mente la vicenda narrata dai sinottici, per cui Simone e Andrea e Giacomo e Giovanni, le due coppie di fratelli pescatori che Gesù chiama, lasciano tutto per seguirlo.
Il Quarto Vangelo – che come sappiamo ha una struttura diversa e segue un personale itinerario teologico – presenta una situazione differente: è Giovanni Battista che indica Gesù a due dei suoi discepoli (di cui uno è – appunto – Andrea, il fratello di Pietro, che per ora si chiama ancora Simone, e l’altro non è nominato).
I due discepoli di Giovanni decidono di seguirlo.
Gesù se ne accorge: si volta, osserva che lo seguono… e pone quindi loro una domanda: «Che cosa cercate?».
Una domanda che è la domanda…
È la domanda per chiunque si rivolga a Gesù, per chi si metta a seguirlo: «Che cosa cercate?», che cosa cerchiamo? Perché siamo qui a leggere il vangelo, questo commento, altri commenti? Che cosa cerchiamo? Che cosa cerco?
L’evangelista Giovanni ci inchioda già subito, in partenza: se si vuole intraprendere questo itinerario di sequela, questo andare dietro a Gesù tramite la lettura del vangelo, ci va una consapevolezza, una prima risposta, almeno un abbozzo di risposta, sapere perché siamo qui, perché lo facciamo, perché abbiamo deciso di farlo. «Che cosa cercate?».
I primi discepoli rispondono (peraltro con una domanda) che sono lì per sapere dove abita Gesù.
È ovvio che non vogliono conoscere il suo indirizzo, “abitare” ha un senso forte: vogliono sapere quali spazi (esteriori ed interiori) egli abiti …
È come se gli avessero detto: “Vogliamo conoscere te, sapere chi sei”.
Vogliono entrare nella sua casa, cioè nella sua intimità, nella cerchia stretta di coloro ai quali è permesso entrare in casa.
La risposta di Gesù è accogliente e coinvolgente: «Venite e vedrete».
È il secondo passaggio: dopo il primo abbozzo di risposta sul “che cerchiamo”, dobbiamo prendere coscienza che con Gesù non si tratta solo di risposte intellettualistiche. Se cerchiamo dogmi, precetti, ricette non è da Gesù che dobbiamo andare.
Con lui è implicato un coinvolgimento esistenziale che va ben oltre.
Bisogna andare (cioè spostarsi, passare del tempo, implicarsi) e vedere (cioè stare, fare esperienza, lasciarsi cambiare).
Per i primi discepoli è stato così significativa che si ricordano anche l’ora (le quattro del pomeriggio), l’ora decima…