Il vangelo di questa domenica riporta le parole di Gesù che annunciano ai discepoli ciò che avverrà… la distruzione del tempio di Gerusalemme, guerre, rivoluzioni, sollevazioni, terremoti, pestilenze, fatti terrificanti…
Prima di procedere all’analisi di queste profezie, è utile chiarire alcuni elementi cronologici.
Il fatto più eclatante tra quelli preannunciati è la distruzione del tempio di Gerusalemme.
Gli Ebrei già una volta nella storia avevano subito una dura sconfitta militare nel 586 a.C. ad opera dei Babilonesi, che avevano deportato la classe dirigente degli Israeliti e avevano raso al suolo il tempio di Salomone.
Era stato un evento così tragico, che aveva segnato profondamente la storia e la memoria del popolo.
Proprio a partire da quel momento, erano state redatte le pagine più significative della Bibbia ebraica, quello che noi chiamiamo Antico Testamento.
Perdere il proprio centro religioso, il luogo considerato più sacro, la casa di Dio, era stato un trauma che aveva comportato la necessità di “rinascere” come popolo.
Ora Gesù preannuncia che quel disastro si ripeterà.
E, in effetti, nel 70 d.C. il tempio di Gerusalemme verrà distrutto dai Romani, dando avvio a quella che tutti conosciamo come diaspora, cioè la dispersione del popolo ebraico nel mondo allora conosciuto.
Bisogna, però, annotare che, quando l’evangelista Luca redige questo testo, i fatti “preannunciati” sono già accaduti: secondo gli studiosi, infatti, il terzo vangelo vide la luce all’incirca nell’80 d.C., cioè almeno 10 anni dopo la distruzione del tempio.
Questo ci aiuta a fare chiarezza.
Innanzitutto, questa collocazione cronologica sgombera il campo da ingenue affermazioni circa Gesù: non era un indivino! Non sapeva già tutto in anticipo!
Tuttavia questo non significa che Gesù non fosse un profeta.
Provo a spiegarmi.
Il testo di Luca (come quello di Matteo) si rifà al brano di Marco 13, 3-23, il quale fu redatto prima della distruzione del tempio.
In quel testo non vi è infatti un riferimento esplicito a questo evento (come invece c’è in Luca e Matteo, al capitolo 24, 3 ss), anche se l’annuncio di tempi duri è chiarissimo. Anche Marco allude a guerre, sollevazioni, terremoti, carestie… e come Luca (e Matteo) parla della persecuzione che subiranno i discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome»; «Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome»…
Cosa vuol dire tutto ciò?
Che se è vero, da un lato, che Gesù non era un indovino, è altrettanto vero, dall’altro, che era un profeta, cioè una persona capace (non di vedere il futuro, ma) di leggere il presente e – dunque – intuire che corso stesse prendendo la storia.
Gesù sa che per lui sta per arrivare una brutta fine e che anche tutti/e quelli/e che metteranno in pratica il suo vangelo andranno a sbattere contro la durezza di tanti cuori: contro le paure, gli egoismi, gli interessi, le incredulità, le resistenze al cambiamento… di tante persone.
Gesù sa che chi annuncia l’amore, vivendolo, è esposto al rifiuto, all’incomprensione, alla violenza.
Gesù sa che chi ama è disarmato (prima che disarmante) e, dunque, feribile, vulnerabile, indifeso.
È una realtà con cui qualsiasi amante ha dovuto fare i conti.
E Gesù la annuncia ai suoi, alle sue.
Le reazioni saranno diverse: qualcuno/a andrà avanti comunque ostinatamente; qualcuno/a scapperà, magari per poi tornare (oppure no); qualcuno/a si renderà conto che questo vangelo non è la favoletta del Mulino Bianco…
In tutta questa durezza, però, il discorso di Gesù introduce alcuni elementi imprevisti: non sarà una battaglia da combattere in assoluta solitudine; infatti, Gesù dà alcuni consigli («Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate»); ma poi, soprattutto, promette il suo sostegno («Io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere») e la sua cura («Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto»).
Ogni generazione, anzi, ogni singola esistenza ha la sua “distruzione del tempio”, le sue guerre, le sue carestie, le sue sollevazioni e pestilenze…
Ogni generazione, ogni singola esistenza ha le sue persecuzioni, i suoi tribunali, i suoi fratelli o le sue sorelle che lo tradiscono…
Ma ogni generazione, ogni singola esistenza ha la possibilità di perseverare nella testimonianza dell’amore, sostenuta dalla fiducia che ci sia Qualcuno/a che tiene in mano la nostra vita.