Festa della Trinità

Questa domenica si celebra la festa della Trinità, parolona che mette un po’ tutti quanti in soggezione.

Si potrebbe dire, per semplificare un po’ la cosa, “la festa di Dio”, perché, in effetti, il Dio cristiano si chiama Trinità, che è un nome – dato a Dio, appunto – che vuole immediatamente far intuire che in questo Dio c’è qualcosa di “anomalo” rispetto al modo in cui gli altri popoli e le altre religioni hanno inteso la divinità.

Mentre le altre fedi, infatti, fanno riferimento a molti déi (religioni politeiste) o professano un monoteismo assoluto (ebraismo e islam), il cristianesimo propone qualcosa di inconsueto: si tratta infatti di un monoteismo (un unico Dio) relazionale, non solo ad extra come per gli altri monoteismi, nel senso che è un Dio che si relaziona con l’uomo, ma anche ad intra (tre persone – Padre, Figlio e Spirito Santo – che si relazionano tra loro).

Questo modo nuovo di pensare Dio, che il cristianesimo ha elaborato, non è frutto di astrusità teologiche nate chissà dove, chissà quando e chissà perché, alle quali noi dobbiamo semplicemente credere senza capire (anche se è vero che poi di astrusità teologiche sulla Trinità ne sono state scritte molte…).

Questo modo nuovo di pensare Dio è figlio dell’attestazione evangelica: è infatti nei vangeli che emerge il continuo riferirsi di Gesù a Dio Padre, il suo concepirsi come Figlio e il suo richiamo continuo allo Spirito.

Gesù non usa mai il termine “Trinità” però è lui che ci ha parlato di Dio come di un Padre, un Figlio e uno Spirito Santo.

Ciò che mi sembra più interessante infatti, nel tentativo di capirci qualcosa, non è tanto, a nostra volta, lanciarci in chissà quali percorsi intellettuali per capire cos’è e cosa non è la Trinità, come si relazionano i tre, e così via… Credo che l’esito sarebbe il solito pugno di mosche. Piuttosto mi sembra molto meglio stare ai vangeli, stare a quanto ci ha detto Gesù: Dio è un Padre e è “padre” nel modo che Gesù (il Figlio) ci ha mostrato. Come Gesù ha amato così è l’amore del Padre. Lo Spirito è il loro modo di essere presenti nella storia. Ma – di nuovo – una presenza non arbitraria (che chissà cosa penserà di noi, come si comporterà, cosa vorrà), quanto piuttosto una presenza ben conosciuta: lo Spirito è lo Spirito di Dio, lo Spirito di Cristo, lo Spirito del Padre. Non è altro. È Lui.

Non a caso il vangelo scelto per questa settimana ha due espressioni che chiariscono bene il senso di questo essere un unico Dio: «lo Spirito della verità […] non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito»; «prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Non c’è un volto nascosto di Dio: come se noi avessimo visto solo Gesù (il volto buono di Dio), mentre il Padre resta celato nell’alto dei cieli e lo Spirito interviene capricciosamente qua e là, anche lui senza farsi conoscere, nascosto – come il Padre – nella sua eterna invisibilità, nella quale non sappiamo cosa si nasconde (un’altra faccia di Dio?).

No! Noi Dio lo conosciamo (tutto) perché Gesù è il volto di Dio rivelato agli uomini: Gesù è la rivelazione di come è fatto il Padre. E lo Spirito è il loro Spirito, non uno spirito svincolato, autonomo e ignoto.

Con un gioco di parole… Il Padre è Dio. Dio è un padre. Gesù è Dio. Dio è Gesù. Lo Spirito è lo spirito di Dio. Dio è spirito.

Letture:

Dal libro dei Proverbi (Pr 8,22-31)

Così parla la Sapienza di Dio: «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata, quando ancora non aveva fatto la terra e i campi né le prime zolle del mondo. Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo».

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 5,1-5)

Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,12-15)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

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