Nella relazione con Gesù, come, d’altra parte, anche nella relazione tra di noi, non esistono certezze assolute, verità chiare e nette, oggettività indiscutibili…
In tutto ciò che c’è di umano è sempre implicata una storia, un impasto di attese, incertezze, dubbi, memorie, emozioni, intuizioni, tentativi, fallimenti, incomprensioni, ripensamenti… e chissà cos’altro ancora… Un impasto, una storia, che però siamo noi, è il nostro modo di stare al mondo, di conoscere, di relazionarci con le cose, con le persone, con noi stessi, con Dio.
Anche per la risurrezione di Gesù è così: lo è stato per le donne, per Pietro e il discepolo amato, per gli Undici; è così anche per noi.
I vangeli non narrano dell’imporsi di un’evidenza incontrovertibile, ma raccontano una storia, i cui protagonisti sono tutt’altro che sicuri di sé, tutt’altro che certi di ciò che sta accadendo, tutt’altro che capaci istantaneamente di un’interpretazione univoca di ciò che trovano (o non trovano).
Infatti quando «le donne trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù», non esclamarono immediatamente “Evviva! È risorto”, ma «si domandavano che senso avesse tutto questo».
E anche dopo, quando decideranno di dare credito a quanto venne detto loro dai due uomini in abito sfolgorante, tanto da andare ad annunciarlo subito agli apostoli, essi riterranno «quelle parole» «come un vaneggiamento e non credevano ad esse».
E anche Pietro, che pure corse fino al sepolcro per trovare solo i teli, «tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto», ma non certo consapevole della risurrezione.
Questo andare e tornare di Pietro dal sepolcro, che il vangelo di Luca (quello che si sente durante la veglia di Pasqua) liquida in una frase, diventa invece nel vangelo di Giovanni (che si legge durante la messa del giorno) oggetto di una narrazione più dettagliata. Ma la sostanza non cambia.
Secondo Giovanni fu la sola Maria di Màgdala che «si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro». Anch’essa però non ebbe l’auto-evidenza della risurrezione, anzi pensò al furto del cadavere di Gesù: «Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”».
È con questa preoccupazione che Pietro e il discepolo amato corsero al cimitero e trovarono «i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte».
Solo a questo punto, nella narrazione, si intravvede un primo segnale di fede nella risurrezione o per lo meno una prima intuizione che sia successo qualcosa di inusuale: «entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette».
Il vangelo, però, è molto sobrio: non dice a cosa credette, cosa pensò, cosa si aspettava… Tanto che il testo si conclude con una frase non troppo incoraggiante sul contenuto di quel “credette”: «Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti».
Tutto questo non per giungere alla banale conclusione che non dobbiamo preoccuparci se anche noi abbiamo dei dubbi sulla risurrezione, se ogni tanto ci viene da pensare (o da temere) che non è accaduta realmente o che dobbiamo essere misericordiosi con chi fa fatica a credere alla risurrezione o addirittura non vi crede per niente.
Tutto questo per dire che l’unico modo evangelico per vivere la fede nella risurrezione, è accettare che essa non è una certezza assoluta, non è una verità chiara e netta e non è un’oggettività indiscutibile. E nessun dogma calato dall’alto può renderla una certezza assoluta, una verità chiara e netta, un’oggettività indiscutibile.
La fede nella risurrezione è una storia che dura tutta la vita, una storia fatta di tutto l’impasto di cui dicevamo prima, che in certi momenti farà sbilanciare la nostra decisione verso l’accordarvi credito (dargli fiducia) e altre volte no, senza che la questione si dirima mai una volta per tutte.
Vivere la fede nella risurrezione è stare dentro a questa dinamica storica (non altro), almeno secondo i vangeli.
Letture:
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 24,1-12) — VANGELO DELLA VEGLIA
Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,1-9) — VANGELO DEL GIORNO
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.