Ascensione (commento)

Sono passati 40 giorni da Pasqua e – seguendo la scansione temporale che l’evangelista Luca dà negli Atti degli apostoli – la Chiesa celebra la festa dell’ascensione, cioè il momento in cui Gesù risorto…

In cui Gesù risorto?

Cosa capita all’ascensione?

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Ascensione (letture)

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 28,16-20)

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Dagli Atti degli Apostoli (At 1,1-11)

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

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VI Domenica di Pasqua (commento)

Il brano di vangelo di questa domenica, come quello di settimana scorsa, è una piccola parte del lungo discorso che l’evangelista Giovanni fa pronunciare a Gesù durante l’ultima cena e che occupa ben 5 capitoli, dal 13 al 17.

Si tratta di un discorso che contiene delle frasi “strane”: per esempio, nel testo di oggi, si dice «Chi ama me sarà amato dal Padre mio».

Normalmente ci si aspetterebbe una conclusione diversa: “Chi ama me, sarà da me amato”, come dire “Se mi ami, ti amerò anch’io”. Solitamente noi – soprattutto quando si parla di amore, amicizia, relazioni – ci immaginiamo immediatamente una certa reciprocità: io voglio bene a te e tu vuoi bene a me.

Gesù invece rompe questo legame biunivoco, a due, e – nel lungo discorso dei capp. 15-17 – introduce continuamente “altri” dentro alla relazione.

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VI Domenica di Pasqua (letture)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,15-21)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

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V Domenica di Pasqua (commento)

Le parole di Gesù con cui si apre il vangelo di domenica («Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me») sembrano scritte per noi, anche se hanno quasi 2000 anni.

Forse siamo noi stavolta che, colpiti dal male, ne misuriamo il valore, confortati dal sentirci dire «Non sia turbato il vostro cuore», che è un po’ come tornare a quando la mamma ti racchiudeva nel suo abbraccio e ti diceva “Non preoccuparti, ci sono qua io”.

Anche Gesù – a modo suo – dice “ci sono qui io”: «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me».

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V Domenica di Pasqua (letture)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,1-12)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

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IV Domenica di Pasqua (commento)

Nel vangelo di questa domenica Gesù mette in contrapposizione due figure di leadership: la sua e quella di chi si pone nei confronti delle persone, della gente, delle masse come “ladro e brigante”.

Spesso, nella contingenza della vita, è difficile riconoscere chi si propone come guida per il bene comune e chi lo fa per altri interessi: tutti coloro che aspirano ad essere “capi” cercano il consenso e per ottenerlo dicono di agire per il bene comune, promettendo “vita in abbondanza”.

Il riconoscimento di un “buon pastore” è reso ancora più difficile dalla propaganda di chi gli si oppone: chi critica un leader o un aspirante tale, lo fa perché vede minacciato il bene comune (e dunque si oppone a lui per il bene della gente) o lo fa per screditarlo e prenderne il posto?

La storia – alla lunga – rivela la verità dei cuori, basti pensare a Hitler, in un senso, e a Gandhi, in quello opposto, ma nel quotidiano svolgersi degli eventi non ci si vede così bene.

Anche con Gesù è stato così, quando si è proposto come “buon pastore” e ha avuto il fuoco di fila degli oppositori. Per i suoi contemporanei non deve essere stato facile giudicare.

Noi oggi possiamo guardare “a distanza”, con il conforto della storia che – anche per chi non lo ha riconosciuto come Signore e Cristo – l’ha indubbiamente collocato nel novero dei “buoni pastori”.

Il problema per noi è non farne l’ennesima statuetta da mettere nel museo dei grandi della storia, ma piuttosto rintracciare le ragioni del suo essere stato “buon pastore” per chi, tra i suoi contemporanei, l’ha riconosciuto tale e per il giudizio della storia.

In che senso dunque Gesù è stato un buon pastore e può esserlo anche oggi per me?

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IV Domenica di Pasqua (letture)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,1-10)

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

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III Domenica di Pasqua (commento)

I racconti delle apparizioni di Gesù risorto possono essere letti almeno in tre modi: o come resoconti storici di ciò che è accaduto, o come narrazioni teologiche scritte per far accedere chi non c’era all’esperienza della fede nel risorto, o con una prospettiva esistenziale che indaga cosa abbia voluto dire per i discepoli credere che Gesù fosse risorto.

Se li si intende come resoconti storici, non serve altro che leggerli nel loro svolgersi e, in questo caso, ripercorrere i fatti così come sono narrati: il viaggio verso Emmaus, l’avvicinarsi di Gesù in persona, il dialogo tra lui e i discepoli, il gesto di Gesù di fare come se dovesse andare oltre, la richiesta dei discepoli di restare, lo spezzare il pane, il riconoscimento, la sparizione, il ritorno a Gerusalemme…

Se li si interpreta come narrazioni teologiche, ciò che va ricercato sono quei passaggi che permettono il riconoscimento del risorto: le Scritture, la premura per lo straniero, lo spezzare il pane… da cui la Chiesa ha fondato i pilastri della sua identità: la Bibbia, la carità, il sacramento dell’eucaristia. I “mezzi” – anche per chi non c’era – per accedere alla relazione col risorto.

Una prospettiva esistenziale, che non esclude le altre, prova invece a guardare all’esperienza vissuta da questi discepoli: è quella che vorrei provare a delineare oggi.

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III Domenica di Pasqua (letture)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 24,13-35)

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.

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