XIII Domenica del tempo ordinario (letture)

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,37-42)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

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XII Domenica del Tempo ordinario (commento) – Questa è un po’ la sintesi del mio pensiero

Per non fraintendere il testo del vangelo di questa settimana, è importante capire di cosa stia parlando Gesù.

Siamo al capitolo 10 di Matteo, i cui primi 15 versetti parlano della missione dei Dodici. Il problema messo in luce è che la loro testimonianza non troverà un’accoglienza gioiosa e trionfale, anzi: il messaggio che hanno da portare è un messaggio che scatenerà persecuzioni, accuse, odio, invettive, morte.

Un primo elemento di riflessione potrebbe essere questo: contrariamente, forse, a quanto ci aspettiamo, l’annuncio di un Dio che ama tutti a molti non piace.

Perché?

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XII Domenica del Tempo ordinario (letture)

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,26-33)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

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Corpus Domini (commento)

A mio parere la prima lettura, tratta dal libro del Deuteronomio, è bellissima: si parla della durezza della vita, paragonata ad un deserto «grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua». E quante volte la vita ci appare proprio così…

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Corpus Domini (letture)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,51-58)

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

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Trinità (letture)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,16-18)

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

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Pentecoste (commento)

Domenica scorsa – con l’ascensione – abbiamo provato a rivivere l’esperienza della solitudine degli apostoli, di quel vuoto lasciato da Gesù risorto che torna presso Dio.

Questa settimana quel vuoto si riempie: a Pentecoste arriva il dono promesso, lo Spirito Santo.

Questa scansione temporale (Pasqua – 40 giorni di apparizioni del risorto – Ascensione – 10 giorni di attesa – Pentecoste) è quella che propone Luca negli Atti degli apostoli.

Il suo è un intento pedagogico: Egli vuole cioè che i cristiani abbiano il tempo di concentrarsi e riflettere su questi tre momenti: la risurrezione, la “sparizione” di Gesù risorto, la presenza di Dio in Spirito.

Dividendo i momenti e lasciando, tra l’uno e l’altro, un lasso di tempo, Luca (e al suo seguito la liturgia) permette a chi lo desidera di soffermarsi su questi avvenimenti e sul loro significato.

Il vangelo di Giovanni, però, presenta una scansione temporale diversa: «La sera di quel giorno, il primo della settimana», cioè il giorno di Pasqua, «Gesù […] soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo”». Per Giovanni, cioè, lo Spirito Santo non sarebbe stato donato 50 giorni dopo Pasqua, ma il giorno di Pasqua stesso.

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Pentecoste (letture)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,19-23)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Dagli Atti degli Apostoli (At 2,1-11)

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

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