Finito il tempo di Natale, inizia il tempo ordinario, quel periodo liturgico in cui la Chiesa ripercorre la “vita ordinaria” di Gesù, quella non legata ai tempi forti della sua incarnazione e poi della sua passione, morte e risurrezione, ma quella appunto “ordinaria”, quotidiana.
Come sappiamo, della vita “ordinaria” di Gesù nei suoi primi trent’anni di vita non conosciamo praticamente nulla, pertanto la “quotidianità” di Gesù che il tempo ordinario ci fa ripercorrere è quella della sua vita pubblica: dal battesimo al Giordano al suo ingresso a Gerusalemme. Una quotidianità non tanto ordinaria, verrebbe da dire… ma tant’è…
Questo “viaggio” all’interno della vita pubblica di Gesù peraltro non potremo percorrerlo in maniera lineare (dall’inizio alla fine), perché sarà interrotto dalla quaresima (che comincerà il 21 febbraio) e dal tempo di Pasqua, per poi riprendere dopo Pentecoste (23 maggio).
Con questi accorgimenti, possiamo però almeno cominciare… e cominciamo proprio dal primo atto della vita pubblica di Gesù: il battesimo al fiume Giordano.
Tutti i vangeli indicano questo episodio come lo snodo dell’esistenza di Gesù, il momento in cui la sua vita è cambiata: è qui infatti che lasciò Nazareth, la sua vita precedente, per cominciarne una nuova.
Di tutti i significati che il battesimo di Giovanni (ma anche quello dei cristiani) può avere, io credo che sia da sottolineare proprio l’aspetto di novità che esso rivestiva: farsi battezzare, cioè, aveva il senso di lasciare la vita vecchia per iniziarne una nuova.
Tutta la simbologia va in quella direzione: il Battista faceva metaforicamente attraversare il Giordano, cioè faceva uscire e – dopo il battesimo – rientrare gli Ebrei nella terra promessa, rinnovati; faceva immergere le persone nelle acque del fiume, facendogli lasciare simbolicamente sott’acqua l’uomo vecchio, per riemergere “nuovi”, così che fosse un “uomo nuovo” quello che usciva dalle acque, pronto – appunto – per una vita nuova.
Io credo che anche il battesimo di Gesù vada pensato in questi termini. Noi non sappiamo nulla – dai vangeli canonici – di ciò che è successo prima. Altre fonti ci dicono che ha vissuto un periodo di ricerca della sua strada, forse ha avuto contatti con la comunità degli esseni, forse era un discepolo stesso del Battista… Non si sa. Sta di fatto che ad un certo punto fa questa scelta, farsi battezzare.
E mentre non sappiamo nulla del prima, sappiamo però molto del dopo, e in particolare sappiamo che da lì in avanti la sua vita è cambiata. Dal battesimo al Giordano in poi, Gesù è stato un uomo nuovo: ha lasciato Nazareth, non si è fermato a fare il discepolo del Battista, ma anzi ha iniziato quella che noi chiamiamo “la sua missione”.
Tanti sono gli aspetti che caratterizzano questa missione, li incontreremo strada facendo e molti li abbiamo già presenti (annunciare il Regno di Dio in parole e opere, creare attorno a sé una comunità, schierarsi dalla parte di chi era considerato e si considerava maledetto da Dio, essere un profeta itinerante, scontrarsi con il potere costituito, ecc…), ma se dobbiamo trovare una formula sintetica che sappia dirci in cosa sia consistita questa missione, a me pare che potremmo dire così: dopo essersi fatto battezzare, Gesù inizia la sua missione = far conoscere Dio alle persone.
Non a caso gli evangelisti inaugurano la missione di Gesù al Giordano con i cieli che si squarciano: con Gesù si rompe – finalmente – la barriera che divide cielo e terra, Dio e umani, quella barriera che il potere religioso invece che perforare, aveva contribuito a fortificare, tant’è che – come qui si squarciano i cieli – quando Gesù morirà sulla croce si squarcerà il velo del Tempio (la fortificazione che il potere religioso aveva frapposto fra la gente comune e Dio, per accaparrarsi i vantaggi dei “doganieri”).
Al battesimo il cielo si squarcia e le parole che si odono sono quelle dell’investitura: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». L’uomo nuovo Gesù, che col battesimo inizia la sua missione, comincia la sua vita nuova o la sua nuova vita per conto di Dio, investito da Dio, dall’amore di Dio.