Questa domenica incomincia il tempo ordinario. Finito cioè il periodo natalizio, in cui abbiamo riflettuto sulla nascita di Gesù e sui primi momenti della sua vita, iniziamo il percorso che, al seguito dell’evangelista Matteo, ci condurrà alla ri-scoperta dell’esperienza storica di Gesù.
Sarà un percorso che durerà tutto l’anno liturgico – fino al prossimo avvento, in autunno – all’interno del quale vivremo anche i tempi di quaresima e di Pasqua.
In ogni caso, che si tratti di “tempo ordinario”, “tempo di quaresima” o “tempo di Pasqua”, d’ora in avanti, avremo sempre a che fare con Gesù adulto.
I vangeli che ci parlano della sua infanzia – infatti – sono molto brevi e – solitamente – utilizzati nel periodo di avvento e di natale. Solo i libri di Matteo e Luca peraltro contengono pagine sull’infanzia di Gesù. Poi fino ai suoi 30 anni più nulla (a parte l’episodio – narrato dal solo Luca – di Gesù dodicenne al Tempio di Gerusalemme). Inoltre, come avevamo già avuto modo di accennare, i racconti su Gesù bambino, più che narrazioni storiche, sono testi teologici, scritti a posteriori (tra le ultime sezioni scritte sulla vita di Gesù), che hanno la funzione di rispondere alla domanda sull’origine di quella persona di cui si annunciava la risurrezione, la morte, le parole, le azioni, gli atteggiamenti…
Tutto questo per dire che – a differenza di quanto la nostra abitudine di battezzare i bambini ci induce a pensare – Gesù non è stato battezzato da bambino. Aveva circa 30 anni, quando si è presentato da Giovanni Battista. E questa scelta coincide con una svolta nella sua esistenza, perché segna per lui l’inizio di una nuova vita. Da quel momento in avanti, infatti, inizierà quella che generalmente è chiamata la “vita pubblica”, cioè non più riservata e “nascosta” a Nazareth, ma quell’esperienza (durata 3 anni?) che lo ha resto, appunto, un personaggio pubblico, attraverso la sua predicazione, i suoi gesti di liberazione dal male, la chiamata dei Dodici, l’arrivo di molti discepoli, ecc…
Ebbene, tutto questo inizia col battesimo al Giordano.
Vorrei però precisare il senso di questo “inizio”. Il rischio infatti è di pensare che fino ad un attimo prima Gesù fosse ignaro sul da farsi, che fosse capitato da Giovanni Battista per caso o per curiosità e che, solo una volta che i cieli si aprirono e lo Spirito di Dio scese su di lui, gli venne l’illuminante idea di cominciare la vita pubblica.
In realtà, a mio parere, il senso dell’episodio del battesimo al Giordano va nella direzione contraria: Gesù, nel momento in cui nella sua vita ha ormai “partorito” la scelta di iniziare a mostrare pubblicamente la sua idea di Dio (in parole e opere), decide di segnare questo inizio, facendo un gesto simbolico, farsi battezzare al Giordano.
Il battesimo di Giovanni aveva in sé una triplice valenza: 1) lasciare l’uomo vecchio sott’acqua (battesimo vuol dire “immersione” ed avveniva immergendosi completamente) ed emergere “nuovi”, pronti per una vita nuova; 2) convertirsi, cioè cambiare direzione, cambiare vita, appunto. La vita nuova doveva essere all’insegna dell’alleanza con Dio e non più nel segno del tradimento di questa alleanza. 3) Infine, l’idea era quella di uscire dalla terra promessa e rientrarvi per vivere finalmente da degni eredi delle promesse fatte da Dio ai patriarchi (il Giordano infatti è un confine naturale della terra di Canaan).
Gesù, dunque, si fa battezzare. Anche lui infatti sta iniziando una nuova vita (1), anche lui da quel momento cambia vita (2) e anche lui rientra nella terra promessa con l’intenzione di radunare il nuovo popolo di Dio (3).
In questo gesto simbolico, c’è però anche un ultimo significato: il battesimo aveva anche una valenza espiatoria. Erano in peccatori che si facevano battezzare per il perdono dei peccati.
Gesù, nel momento in cui fa il primo gesto pubblico per segnare la sua scelta di far conoscere Dio agli uomini, si mette in fila coi peccatori. Non è falsa umiltà o una strategia per mascherarsi e poi fare “cucù”: è già il primo atto rivelativo. Dio si mostra e – contrariamente a quanto tutti si aspettano – non punta il dito contro i peccatori, ma si mette in fila con loro, condividendo il tempo della coda, la merenda, le chiacchiere… Nessuno lo riconosce quando arriva, perché non è come ce lo siamo immaginato, non arriva “da Dio”, ma come uno che fa la fila con noi.
Il gesto con cui Gesù simbolicamente decide di inaugurare la sua vita pubblica è dunque già un gesto rivelativo, che ci dice qualcosa su Dio e che inizia a smontare l’idea sbagliata che di lui abbiamo in testa. Il battesimo è la prima picconata al nostro distorto pensare dio.
1 commento
Se tutti coloro che si dichiarano credenti cattolici tradizionali, si mettessero in fila da adulti a richiamare alla mente il gesto del battesimo di Gesù………….. forse farebbero silenzio e la smetterebbero di versare la loro ira su papa Bergoglio. Anzi dovrebbero seguire i commenti alle letture del Vangelo.