La festa dell’Ascensione si rifà a quei passaggi neotestamentari che raccontano il ritorno di Gesù al Padre. Il problema cui si voleva rispondere con quelle narrazioni è quello dell’assenza “fisica” di Gesù risorto.
I racconti dell’ascensione nascono proprio per rendere conto dell’impossibilità di incontrare oggi sia il Signore vivo in carne e ossa sia il Signore risorto (in quella forma che ci è stata trasmessa dal racconto delle sue apparizioni).
Le questioni in campo sono almeno due:
È possibile comunque incontrare ancora il Signore oggi, seppur in un’altra forma?
Quale deve essere la vita dei cristiani alla luce di questa apparente assenza?
Riguardo alla prima domanda, le testimonianze del Nuovo Testamento affermano con forza che l’ascensione non è un abbandono. Il Signore non ci consegna ad una orfanità storica: egli è ancora presente («il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano»), ma in una forma diversa. Questa forma verrà poi spiegata con il dono del suo Spirito a Pentecoste, ma, senza introdurci nel difficile districarsi tra persone della Trinità, l’elemento centrale cui rimandano i testi è la certezza dell’accompagnamento costante di Dio o meglio, del fatto che siamo come immersi in Lui.
Questa è la nuova forma della sua presenza.
Alla luce di questo: quale deve essere allora la vita dei cristiani? Il vangelo di Marco è esplicito: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato (= immerso) sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
I pilastri della vita dei cristiani e delle cristiane, di coloro – cioè – che vivono “immersi/e” in Lui sono questi:
- L’annuncio (con la vita e non tanto con le parole) della buona notizia che Dio ci ama;
- Il battesimo, cioè l’immersione di ogni uomo in questo amore;
- Lo scacciare i demòni (quelle ferite che adombrano il cuore e bloccano il circuito dell’amore, della fantasia, della felicità);
- Il parlare lingue nuove (non solo “lingue straniere”, ma la lingua, il linguaggio personale di ciascun uomo, di ciascuna donna, per riuscire a intercettarlo/a e comunicare con lui, con lei nelle profondità del suo cuore);
- Il prendere in mano i serpenti e non esserne avvelenati (cioè affrontare il male del mondo, senza rilanciarlo mai, senza farsene intaccare il cuore);
- Il guarire i malati (compito non solo dei medici, ma di chiunque si fa carico delle ferite dell’altro, nella carne e nello spirito).
Buona festa dell’ascensione a tutte e a tutte.