Nelle letture di questa settimana è presentata l’idea (alta) che il Signore ha degli umani:
- Il libro del Levitico ci dice che possiamo essere santi come santo è Dio: «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo». Cosa vuol dire questa possibilità di “essere santi”? «Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello […]. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso». L’essere umano ha la possibilità di abitare così questa terra.
- Paolo, nella sua prima lettera ai Corinzi, dice addirittura: «siete tempio di Dio […]. Tutto è vostro: […] il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio ». Siamo “tempio di Dio”, “tutto è nostro”, “siamo di Dio”…
- Infine, Gesù, secondo il vangelo di Matteo, ci pensa capaci di porgere l’altra guancia, di lasciare il mantello a chi vuole portarci in tribunale per toglierci la tunica, di fare due miglia con chi vuole obbligarci a farne uno con lui. Ci giudica capaci di dare a chi chiede, di non voltare le spalle a chi ci chiede un prestito, di amare i nostri nemici e di pregare per quelli che ci perseguitano. Ci ritiene capaci di essere figli del Padre e di assomigliargli nel suo far sorgere il sole indistintamente sui cattivi e sui buoni e di far piovere sui giusti e sugli ingiusti. Addirittura ci considera capaci di essere perfetti come è perfetto il Padre nostro celeste.
L’idea di essere umano che emerge da queste letture è dunque un’idea alta: Dio ha un’alta considerazione di noi, ci pensa capaci di atteggiamenti (esteriori ed interiori) che noi, forse, non immagineremmo neanche… Un’idea, la sua, una considerazione che pare scontrarsi con la meschinità, il male, l’abbruttimento cui spesso vediamo gli uomini si auto-condannano o condannano i propri simili.
Eppure… se tornassimo a pensarci anche noi come ci pensa Dio, se davvero dessimo credito all’idea che lui ha di noi, forse potremmo davvero provare a essere così.
Un po’ come quei bambini che, sempre abituati a sentirsi dire che sono cattivi, alla fine ricalcano il modello che gli si cuce addosso. Se solo incontrano però qualcuno che ha fiducia in loro, possono davvero cambiare il loro destino e diventare persone per bene, lontane dal cliché a cui la società li condanna.
Anche noi, forse, abbiamo bisogno di tornare ad avere fiducia in noi stessi e negli essere umani, a pensarci (e a pensare gli altri) come a qualcosa di “alto”. Anche noi abbiamo bisogno di tornare a considerarci “capaci” di non covare odio, di non vendicarci, di non serbare rancore, di amare gli altri come noi stessi, di porgere l’altra guancia… insomma di amare come Dio.
E se la reazione prima che ci viene è “Sarebbe bello, ma è impossibile”, stiamo già rinunciando a credere alla Parola di Dio, accodandoci alla lunga schiera di chi passa su questa terra continuando a lamentarsi, scontento di sé e degli altri, irraggiando intorno a sé sfiducia e alimentando un circuito di energia negativa che affossa ogni germoglietto di novità, creatività, vitalità, amore…
Bisogna dunque scegliere da che parte stare… e intraprendere un controllo serrato della propria interiorità, perché convertire il cuore non è affare di un momento… come ogni cosa umana, così anche per l’amore, c’è bisogno di pratica: ad amare si impara… certo bisogna volerlo e mettercisi.