«Chi sono i Magi? Il termine greco magoi ha una gamma molto ampia di significati: sacerdoti persiani [la Persia è l’attuale Iran, ndr], detentori di poteri soprannaturali, propagatori di una nuova religione, astrologi e, persino, ciarlatani. Nel nostro caso sembra giusto pensare a degli astrologi: lo lascia sospettare l’espressione “abbiamo visto il suo astro” (2,2)» [B. Maggioni, Il racconto di Matteo, Cittadella Editrice, Assisi 20048, p. 34].
Si tratta in ogni caso di personaggi strani, inaspettati, curiosi, stravaganti.
Forse noi siamo ormai abituati a vederli comparire nella storia di Natale, a metterli nei nostri presepi, ma se ci pensiamo un attimo non è proprio una cosa così normale.
In tutto il vangelo solo qui appaiono personaggi così diversi dalla cultura e dall’ambiente palestinese in cui si svolge la vicenda di Gesù. Sono elementi eterogenei rispetto al contesto. Eppure l’evangelista Matteo ha voluto inserirli.
Non si sa praticamente nulla di loro, se non – appunto – il fatto che fossero maghi e che provenivano dall’oriente.
Lingua, vestiti, cibo, usanze e riferimenti culturali differenti. Tanto che è difficile immaginarli.
Eppure ci sono anche loro.
Questo aprirsi della narrazione evangelica ai diversi, questo inserimento di persone così dissimili ha un significato potente: Gesù non è di nessuno, perché è di tutti.
Questi varchi che squarciano il cerchio chiuso di una cultura etnica, religiosa, linguistica, culturale propongono la possibilità di un riconoscersi tutti come umani di fronte al figlio di Dio.
In una società che pare riproporre la chiusura nelle strette cerchie identitarie della patria, dell’etnia, della monocultura, del colore della pelle, la presenza dei magi ci ricorda che Gesù ha di fronte una sola razza, quella umana.
Ai suoi occhi non siamo italiani, africani, cinesi, rom, iraniani, e chi più ne ha più ne metta. Non siamo etero o omosessuali, maschi, femmine, bravi o cattivi. Siamo umani.
Tutti fatti dello stesso impasto di carne e sangue, sogni e speranze, paure e fragilità.
Per Dio, ciascuno è un figlio.
Letture:
Dal Vangelo secondo Matteo
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.