Mercoledì è iniziata la quaresima. Ci aspettano perciò 6 domeniche pensate per prepararci alla Pasqua. La prima, come ogni anno, vuole farci accostare al brano delle tentazioni di Gesù nel deserto. È un episodio che raccontano tutti e tre i vangeli sinottici e che sarebbe accaduto immediatamente dopo il battesimo di Gesù al Giordano.
È un evento, dunque, che si collocherebbe prima dell’inizio della missione vera e propria di Gesù.
Come spiego ai miei bimbi, noi di Gesù sappiamo molto poco dagli 0 ai 30 anni: solo Matteo e Luca ci raccontano la sua nascita (per altro da prospettive diverse) e solo Luca racconta l’episodio di Gesù dodicenne che si perde al Tempio di Gerusalemme. Di Gesù bambino, ragazzino, giovanotto, adulto, non sappiamo null’altro.
A 30 anni però nella sua vita c’è una svolta: prende la decisione di lasciare Nazareth e di andare a farsi battezzare da Giovanni Battista. Questo gesto per lui, come per tutti quelli che erano convenuti al Giordano, aveva il senso di inaugurare una vita nuova: si andava sulla riva orientale del fiume, cioè si usciva dalla Terra Promessa; ci si immergeva (con l’idea che l’acqua del Giordano portasse via l’uomo vecchio che ero stato) e si riemergeva “nuovi”, rinnovati, pronti per una nuova vita o una vita nuova. A quel punto si rientrava nella Terra Promessa da uomini nuovi.
È quello che fa anche Gesù, che, infatti, dopo il battesimo, cambia radicalmente la sua vita, dando il via alla sua missione: quella di far conoscere Dio agli uomini. Tornerà infatti in Galilea, a Cafarnào, e da lì inizierà la sua predicazione, la chiamata dei Dodici, le guarigioni, ecc…
I sinottici però introducono il brano delle tentazioni nel deserto: cioè tra il battesimo e l’inizio della missione, ci sarebbero quei 40 giorni che Gesù trascorre nel deserto.
Rispetto ad essi io ho due idee che vorrei provare a comunicarvi.
Innanzitutto, io non so se effettivamente Gesù abbia trascorso 40 giorni nel deserto o se questo numero rappresenti, nella sua simbolicità, qualcosa di diverso. Ad ogni modo credo che possa essere comprensibile che Gesù si sia preso del tempo prima di iniziare la sua nuova vita: un tempo dove sicuramente si è trovato a fare i conti con le sue paure, i suoi dubbi, a misurare le sue forze, a
decidere una strategia. Non si improvvisa la rivelazione del volto di Dio. E soprattutto è necessario avere una lucidità interiore su chi Egli davvero sia.
Per questo le cosiddette “tentazioni” riguardano tutte l’idea di Dio che Gesù ha in testa. Mi verrebbe da dire, ma non vorrei scandalizzare nessuno, che il diavolo di cui si parla nel testo, non è un personaggio reale, ma è il modo che gli evangelisti trovano per raccontare il travaglio di Gesù nel chiarire (innanzitutto a se stesso e poi agli altri) chi è Dio. E così, attraverso le tentazioni, i vangeli ci spiegano che Dio non è colui che trasforma le pietre in pane, cioè non è colui che risolve i problemi con una magia; che Dio non si identifica col potere e la gloria; che Dio non si fa ricattare.
Sarebbe stato molto più facile annunciare un Dio magico, o un Dio potente e glorioso, o un Dio disposto a contrattare. Sicuramente Gesù avrebbe avuto più successo con un dio così. Non a caso, spesso, chi è venuto dopo di lui ha trovato più facile adattare il volto di Dio rivelato da Gesù, con il volto di dio pensato dagli uomini: quanti cialtroni ci hanno parlato di Dio come di un mago, o ci hanno sottomesso con la potenza e la gloria divine, o ci hanno insegnato a rapportarci con Dio con la logica dello scambio?
Quanto dev’essere invece stato faticoso tenere fede per Gesù al volto del Padre… Al Dio così libero che per amare non aveva bisogno di essere ri-amato, e che quindi non tentava di conquistarsi amanti col pane, o con una qualsiasi altra magia; al Dio che voleva entrare in relazione con uomini liberi, non con servi, e che quindi rifuggiva ogni forma di potere e gloria; al Dio che voleva relazioni libere, dove chi decideva di amarlo lo faceva per il piacere di farlo e non per legarsi nelle catene dei ricatti affettivi o nelle ragnatele dei premi e delle punizioni.
Tenere la mente lucida e il cuore libero per far conoscere un Dio così credo sia stata l’impresa della vita di Gesù. Una fatica che lo ha accompagnato giorno per giorno e che mi fa pensare (ed è la seconda idea di cui volevo parlarvi) che le “tentazioni” (cioè il suo travaglio interiore) non siano durate 40 giorni, ma tutta la vita.
Letture
Dal libro del Deuteronòmio (Dt 26,4-10)
Mosè parlò al popolo e disse: «Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Aramèo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio».
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 10,8-13)
Fratelli, che cosa dice [Mosè]? «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore», cioè la parola della fede che noi predichiamo. Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 4,1-13)
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la dò a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.