VII Domenica del tempo ordinario (commento)

Il vangelo di questa domenica presenta il cuore della rivelazione teologica di Gesù e della sua conseguente proposta di vita.

Sono parole che sbalordiscono e lasciano attoniti.

Partiamo da quelle su Dio: «L’Altissimo è benevolo verso gli ingrati e i malvagi».

Onestamente, se c’è una cosa che mi dà ai nervi è l’ingratitudine. La malvagità poi mi spaventa, mi fa ribrezzo, mi deprime.

Siccome non credo di essere l’unica ad avere questi pensieri, mi pare che la domanda circa le parole di Gesù sia ineludibile: ma un Dio benevolo verso gli ingrati e i malvagi è un Dio con cui voglio avere a che fare?

Ci sono poi le parole di Gesù che mostrano la sua proposta di vita.

Molte le conosciamo bene, le abbiamo sentite molte volte («Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano», porgete l’altra guancia…); altre sono diventate un po’ meno famose (forse perché meno adatte a trasformarsi in slogan e riguardano i soldi): «Dá a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo»; «Fate del bene e prestate senza sperarne nulla» …

In ogni caso, se le rileggiamo con calma – senza darle per scontate – ci rendiamo conto che ciò che Gesù propone non va molto nella direzione del buon senso.

Le ragioni che porta sono convincenti («Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto») e, tuttavia, la sua proposta pare davvero troppo.

Senza contare, poi, che se effettivamente dovessimo mettere in pratica questo comportamento le conseguenze sarebbero catastrofiche: pensate se l’ONU applicasse questi principi in campo geopolitico; oppure se un sistema bancario facesse lo stesso in campo economico; oppure se qualcuno/a di noi provasse a farlo con tutte le persone che incontra…

Queste solitamente sono le obiezioni che mi vengono in mente quando rifletto su queste parole di Gesù.

Lo scopo principale dei miei ragionamenti è arrivare a dire che Gesù, in questa circostanza, stia usando un linguaggio iperbolico (non può proporci davvero questo stile di vita), da riadattare col nostro buon senso.

Insomma, il punto è arrivare a dire che non si può fare.

Il risultato è trovare ragioni per dire no alla proposta di Gesù, senza che sembri un dire no alla proposta di Gesù…

Ma allora?

Che fare?

Io credo che l’enormità di questa proposta rischi di farci dire “non è per me”, “è troppo”.

Come quando di fronte ai grandi problemi del mondo, ci sfiliamo dicendo: “Ma io cosa posso fare?”, “Non posso fare nulla”.

Forse la strada è partire dal micro e non dal macro: se immagino di provare ad amare tutte le persone che mi sono state e/o mi sono nemiche, mi arrendo subito; se per ognuno che mi dà una botta, porgo l’altra guancia, mi sento massacrata in partenza…

Ma se penso di provare ad amare una persona nemica, a offrire l’altra guancia a una persona che mi percuote, a perdonare una persona che mi ha ferito… allora la questione prende un’altra dimensione.

E già solo a pensarci, mi sento trasformare.

E anche quell’immagine di Dio che è benevolo verso gli ingrati e i malvagi mi sembra meno aberrante se la traduco nel suo essere benevolo verso quell’ingrato/a concreto/a…

Non resta che provare.

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