Il vangelo di questa terza domenica di quaresima narra un episodio bellissimo e molto noto: si tratta dell’incontro di Gesù con la Samaritana a Sicar, presso il pozzo di Giacobbe.
Il dialogo, al quale si aggiungono in un secondo momento anche i discepoli e gli abitanti di Sicar, ruota intorno a tre temi, che l’evangelista propone nei termini di tre fraintendimenti: l’acqua, il luogo in cui bisogno adorare Dio, il cibo.
L’acqua è il primo tema/fraintendimento che entra in scena.
Gesù, infatti, chiede da bere alla Samaritana, ma quando ella gli risponde «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?», Gesù fa riferimento a un altro tipo di acqua: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva».
La donna, rimasta ancora sul piano dell’acqua materiale, ribatte allora: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva?». Ecco che allora Gesù si spiega meglio: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna».
La Samaritana, quindi, coglie il nuovo piano su cui Gesù sta portando il discorso e chiede: «Signore, dammi quest’acqua».
Capendo poi che colui che ha di fronte è un profeta, la donna gli propone una questione teologica, introducendo così il secondo tema/fraintendimento: «I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». I Samaritani, infatti, rendevano culto a Dio sul monte Garizim, mentre i Giudei al Tempio di Gerusalemme. Tra gli uni e gli altri vi era, dunque, in atto una sorta di scisma religioso. Gesù, nuovamente, sposta il piano del discorso. Il problema non è il luogo materiale, ma il modo in cui relazionarsi a Dio: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre […] Viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».
Al sopraggiungere dei discepoli entra poi in scena il terzo e ultimo tema/fraintendimento. Essi, infatti, gli dicono: «“Rabbì, mangia”. Ma egli rispose loro: “Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete”. E i discepoli si domandavano l’un l’altro: “Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?”. Gesù disse loro: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera”».
Questi tre temi/fraintendimenti servono per svelare pian piano la vera identità di Gesù.
Come per l’acqua, il luogo di culto, il cibo, così anche per la persona di Gesù è necessario fare un cambio di piano: non si tratta di un uomo qualunque (come inizialmente pensa la Samaritana), nemmeno di un profeta (come ella lo identifica dopo la prima parte del loro dialogo), ma… «Che sia lui il Cristo?».
È il percorso interiore che anche noi siamo invitati a fare…
Cambiare piano… per arrivare a decidere se cibarci anche noi del fare la volontà del Padre, se cercare quell’acqua che non farà più avere sete, se fidarci delle sue parole («Sono io, che parlo con te [il Cristo]») oppure no.