Il vangelo di questa terza domenica di avvento ci presenta nuovamente il confronto tra Gesù e Giovanni Battista.
Ancor più chiaramente che settimana scorsa, diviene evidente il legame e, insieme, la distanza tra i due.
Giovanni è in carcere, per la sua predicazione contro il comportamento di Erode Antipa; Gesù ha iniziato la sua missione.
Ma il primo nutre dei dubbi sul secondo.
In particolare, il Battista manda a chiedere, tramite i suoi discepoli, se è proprio Gesù il messia atteso o se è necessario aspettare qualcun altro.
Si vede che il modo di essere messia di Gesù non lo convinceva del tutto.
Anche Gesù, dal canto suo, dice qualcosa su Giovanni che non si capisce bene se sia un complimento o un ridimensionamento: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
In che senso uno che è il più grande fra i nati da donna è, contemporaneamente, il più piccolo nel regno dei cieli?
Questa frase ci rivela che se, da un lato, Gesù ha grande stima per Giovanni (è «più che un profeta»), dall’altro, ritiene che non abbia ben capito la logica del regno di Dio, cioè, in fin dei conti, che non abbia ben capito chi è Dio.
Il punto è proprio questo.
Chi è quel Gesù di cui stiamo aspettando la memoria della nascita?
Chi è il Dio che ci vuole rivelare?
In cosa consiste il regno che è venuto a proporre?
Ci può instradare, la risposta che lo stesso Gesù dà ai discepoli del Battista: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo».
Il regno di Dio è un mondo dove chi soffre (per i più svariati motivi) può stare meglio.
Credo che sia una realtà che dovrebbe affascinare chiunque… e invece…
Perché non abbiamo contribuito a costruire un mondo così?
Nemmeno quando la Chiesa, per secoli, è stata la principale motrice della storia (almeno in occidente) si è dedicata a questo…
Perché?
Cosa comporterebbe la costruzione di un mondo migliore per tutti/e e in particolare per chi soffre?
Quali nostri meccanismi (egoistici, autoreferenziali, competitivi) andrebbero messi in discussione?
Certo, di fronte ai grandi problemi del mondo, ci sentiamo piccoli e ogni nostro sforzo può apparirci inutile.
Ma questa non è altro che una scusa per abdicare al nostro sogno di cristiani/e…
Se ognuno/a nel suo piccolo provasse ad alzarsi ogni mattina con l’obiettivo di rendere migliore il mondo che lo circonda, forse, spazietto dopo spazietto, la logica del regno prenderebbe piede…
Mi sa che è ora di cominciare.
2 commenti
grazie del commento ,mi sprona ad essere più responsabile della crescita del Regno di Dio spesso ci si assopisce col le false realtà di questo mondo ma grazie alla Parola di Gesù cerco di vivere nel mio piccolo per assorbire la grandezza del Regno di Dio.
E’ proprio cosi’……Giovanni nutriva dei forti dubbi su Gesù come messia, perché non aveva capito chi é Dio e in che cosa consiste il Suo Regno…..