«Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi?».
È la domanda che si sono sentiti rivolgere tutti quelli che nella storia hanno provato a cambiare le cose: “Perché non fate come si è sempre fatto?”.
L’argomentazione è sempre la medesima, la tradizione, e ha la sua ragion d’essere: se ha “funzionato” finora, perché cambiare?
Nel caso presentato dal vangelo, poi, la tradizione cui appoggiarsi, affondava la sue radici nelle Scritture e, aveva perciò in sé, qualcosa di sacro: come si può cambiare qualcosa che ha posto Dio?
Eppure Gesù, in più occasioni, mette in discussione quanto proposto dalla Bibbia. Famosa la sua espressione «Vi fu detto, ma io vi dico…», dove quel “Vi fu detto” fa riferimento proprio a ciò che era scritto nella Legge.
Il criterio che Gesù adotta è ben esplicitato nel testo di questa domenica: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Gesù cioè sostiene che tutta una serie di normative (“precetti di uomini” e “tradizione degli uomini”) siano state introdotte – appunto – dagli uomini e fatte passare per legge di Dio, mentre esse – pur funzionali in un determinato momento storico – tradiscono lo spirito del “comandamento di Dio”. È quanto ribadisce altrove con l’altra sua celebre espressione: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!».
Molti precetti infatti “funzionano” per la salvaguardia dei privilegi di pochi, ma a scapito dei diritti di tutti, in particolare dei più poveri e dei meno tutelati (le donne per esempio).
Il cuore dell’intenzione di Dio – pare dire Gesù – è l’essere per l’uomo. Tutto ciò che favorisce questo “essere per l’uomo” è “comandamento di Dio”, tutto ciò che invece tradisce “l’essere per l’uomo” è tradizione e precetto degli uomini.
Ciò che infatti discrimina tra un modo di fare e un altro è se esso sia effettivamente “per l’uomo”. Alla domanda “Perché cambiare se funziona?”, bisognerebbe infatti ribattere con un’altra domanda: “Funziona per chi?”.
Gesù restituisce in questo modo una serietà nel porsi di fronte alle questioni della vita, “al da farsi”: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
È la nostra interiorità che va abitata, conosciuta, educata. È il nostro cuore che fa la differenza e non ci sono precetti che tengano, perché – attraverso il legalismo – si può essere contro l’uomo nel rispetto di ogni normativa.
Il mio non vuole essere un discorso contro le leggi, indispensabili per la convivenza civile, ma contro la loro fissità, il loro uso strumentale e l’illusione che esse bastino per metterci apposto la coscienza: la giustizia è più che il rispetto delle normative, l’essere per l’uomo è più che osservare le tradizioni, lo spirito del comandamento di Dio è più che fare come si è sempre fatto.